The Rural Alberta Advantage + I Was A King
Live @ Mercury Lounge, New York - 30/05/2009

The Rural Alberta Advantage
Mi scrive Serena da New York. Ha trovato un lavoretto in una galleria d'arte e va a un sacco di concerti: "ti interesserebbe avere una corrispondente oltreoceano?" Ma certo, sono sempre molto gradite le notizie di prima mano! Però, se torni a vedere i Rural Alberta Advantage (ultimo acquisto della Saddle Creek, album Hometowns in uscita a luglio) non dimenticare di mandarci qualche foto di Amy Cole, siamo un po' innamorati.
Sono andata a vedere The Rural Alberta Advantage mossa da intenzioni non proprio clementi (volerli crocifiggere per la loro somiglianza spudorata coi Neutral Milk Hotel) e ne sono uscita sentendomi come una sedicenne che ha appena rotto col moroso. Quindi diciamo che l'effetto sentimentale indie è stato rispettato in pieno, facendone un concerto più che riuscito.
Co-headliner i norvegesi I Was A King, che hanno snocciolato non-più-di-due-minuti-cadauna perle di powerpop dagli echi shoegazeggianti.
Di tipica loquacità scandinava (a malapena dieci parole articolate), il quartetto ha tenuto la scena con energico entusiasmo, tra schitarrate sognanti molto indie 90's e sensibilità tipicamente pop (di cui pezzi come
Breathe e Norman Bleik sono stati i fantastici portavoce), saltando dall'album vecchio all'album nuovo, asciugando gli arrangiamenti, rendendoli più diretti e veloci, regalando un concerto di meravigliosa e timida fuggevolezza. Non ti ha dato il tempo di apprezzarlo che era già finito (volendogli proprio rimproverare qualcosa).
Venendo a The Rural Alberta Advantage, "heartbreaking" è l'unica parola che mi viene in mente.
Nel momento in cui iniziano a suonare ogni scazzo dovuto a somiglianze varie ed eventuali si dilegua, facendoti desiderare solo di scomparire e/o avere i sopracitati sedici anni e una love story impossibile su cui disperarti.
Di tutt'altro impatto rispetto al disco, il live è senza dubbio la dimensione migliore per apprezzare la band: le canzoni vibrano, spaziano più agili, guadagnando in freschezza e spontaneità (cosa di cui mi pare manchi un po' il disco, a tratti forse un po' legnoso).
Le canzoni si sviluppano tra ritmiche nervose di batteria e percussioni, testi bucolici (per l'appunto, odi alla regione canadese di Alberta) e melodie dal sorriso malinconico: ti scavano qualcosa dentro nella loro onestà spiazzante.
Frank, AB, Luciana, In the summertime spiccano sul resto della scaletta, provocando un crescendo emozionale che si conclude con la discesa dei tre tra il pubblico per salutarci con Goodnight.
Due gran bei concerti quindi, da cui sono uscita vagamente frastornata... Della serie: aiuti una vecchietta ad attraversare la strada e ti rendi conto che t'ha fregato il portafoglio. Ecco, vedi questi gruppi di nerd all'apparenza innocui e poi perdi le successive due ore a ricomporre il puzzle della tua cassa toracica scomposta. Pff.

>>>(mp3): The Rural Alberta Advantage - Frank, AB
>>>(mp3): I Was A King - Norman Bleik

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