FFFFFFFFUUUUUUUUCCCCCCCCCCKKKKKKKKKK!
Al contrario di svariate persone con cui ho parlato l'altra sera al Locomotiv prima e dopo il concerto dei Fuck Buttons, il loro nuovo album Tarot Sport era stato il motivo per cui avevo deciso di venirli a vedere dal vivo. E nonostante ciò, ho capito comunque di essere lì per il motivo sbagliato.
Forse mi ero fatto suggestionare da tutte le cose che avevo letto sulla produzione di Andrew Weatherhall, ma mi aspettavo un approccio diverso al live da parte del duo di Bristol.
Con la musica elettronica puoi dilatare le atmosfere in molti modi, per esempio andando verso il dub o spingendo al massimo la ripetitività. Oppure, ed è quello che mi pare facciano spesso i Fuck Buttons, stratificando i suoni. Dentro Tarot Sport ci sono cose che mi hanno fatto venire in mente la parola "shoegaze".
Ma è un problema mio, e l'ho pure messo da parte in fretta, perché quando sono saliti sul palco e hanno attaccato con Surf Solar, con la cassa a spingere e tutti i suoni frammentati e taglienti, si è capito subito che la serata sarebbe andata da un'altra parte.
È stato come trovarsi a un rave post-rock. C'erano momenti di puro assalto sonoro, arrembante e dissoluto, che subito dopo proiettavano ombre reticenti, come se i Fuck Buttons avessero avuto un ripensamento. C'erano miraggi tribali (i tamburi, le urla nel microfono giocattolo) che venivano poi sgretolati a colpi di synth. C'era soprattutto un'idea di musica poderosa, epica senza trionfalismi, capace di farti sentire in fondo a quella stanza come in una galleria del vento, con tutta una sere di ricordi che scivolavano via dalla testa.
Per quel che potevo capire, suonavano parecchio e cercavano di avere un impatto fisico, non era il genere di concerto "chinato sul laptop". E anche questo mi ha colpito in maniera positiva. Come hanno dichiarato loro stessi in un'intervista a Drowned In Sound "our approach to these objects is naive, but I do think our sensibility is pronounced".
La gente reagiva nei modi più disparati: chi sembrava concentrato come a un live dei Mogwai, chi scioglieva le mani in aria quasi fosse a una festa Goa-trance, chi si allontanava stravolto dal volume.
Olympians dal vivo è stata quasi commovente, un mare di pathos su cui stavamo tutti galleggiando; durante Bright Tomorrow si sono alzate urla come per una serata techno e il gran finale di Flight of the Feathered Serpent (o almeno mi pare sia stata quella), troncata con violenza dopo un climax formidabile e trascinante, ha lasciato tutti di sasso, come se ci fossimo risvegliati all'improvviso.
>>>(mp3): Fuck Buttons - Sweet Love for Planet Earth (Andrew Weatherall remix)
>>>(mp3): Fuck Buttons - Surf Solar (7'' edit)
Al contrario di svariate persone con cui ho parlato l'altra sera al Locomotiv prima e dopo il concerto dei Fuck Buttons, il loro nuovo album Tarot Sport era stato il motivo per cui avevo deciso di venirli a vedere dal vivo. E nonostante ciò, ho capito comunque di essere lì per il motivo sbagliato.
Forse mi ero fatto suggestionare da tutte le cose che avevo letto sulla produzione di Andrew Weatherhall, ma mi aspettavo un approccio diverso al live da parte del duo di Bristol.
Con la musica elettronica puoi dilatare le atmosfere in molti modi, per esempio andando verso il dub o spingendo al massimo la ripetitività. Oppure, ed è quello che mi pare facciano spesso i Fuck Buttons, stratificando i suoni. Dentro Tarot Sport ci sono cose che mi hanno fatto venire in mente la parola "shoegaze".
Ma è un problema mio, e l'ho pure messo da parte in fretta, perché quando sono saliti sul palco e hanno attaccato con Surf Solar, con la cassa a spingere e tutti i suoni frammentati e taglienti, si è capito subito che la serata sarebbe andata da un'altra parte.
È stato come trovarsi a un rave post-rock. C'erano momenti di puro assalto sonoro, arrembante e dissoluto, che subito dopo proiettavano ombre reticenti, come se i Fuck Buttons avessero avuto un ripensamento. C'erano miraggi tribali (i tamburi, le urla nel microfono giocattolo) che venivano poi sgretolati a colpi di synth. C'era soprattutto un'idea di musica poderosa, epica senza trionfalismi, capace di farti sentire in fondo a quella stanza come in una galleria del vento, con tutta una sere di ricordi che scivolavano via dalla testa.
Per quel che potevo capire, suonavano parecchio e cercavano di avere un impatto fisico, non era il genere di concerto "chinato sul laptop". E anche questo mi ha colpito in maniera positiva. Come hanno dichiarato loro stessi in un'intervista a Drowned In Sound "our approach to these objects is naive, but I do think our sensibility is pronounced".
La gente reagiva nei modi più disparati: chi sembrava concentrato come a un live dei Mogwai, chi scioglieva le mani in aria quasi fosse a una festa Goa-trance, chi si allontanava stravolto dal volume.
Olympians dal vivo è stata quasi commovente, un mare di pathos su cui stavamo tutti galleggiando; durante Bright Tomorrow si sono alzate urla come per una serata techno e il gran finale di Flight of the Feathered Serpent (o almeno mi pare sia stata quella), troncata con violenza dopo un climax formidabile e trascinante, ha lasciato tutti di sasso, come se ci fossimo risvegliati all'improvviso.
>>>(mp3): Fuck Buttons - Sweet Love for Planet Earth (Andrew Weatherall remix)
>>>(mp3): Fuck Buttons - Surf Solar (7'' edit)
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