Nel mio selvaggio Nulla
Sopra Bologna questa sera la luna era Totale. Non so quale stadio tra crescente e calante sia, ma era solo e soltanto Totale. L'ho vista sorgere dalla cima di Via Emilia Ponente all'ora in cui c'è ancora luce ma non è più giorno, ed era una cosa da far venire la pelle d'oca, voglia di camminare in mezzo alla strada a braccia spalancate, attraversare in un passo tutta la città abbandonata.
Saliva enorme, passando sulle fermate dell'autobus dove non importa più aspettare, sfiorando i balconi dello smarrimento, congedandosi senza prestare ascolto alle finestre, mettendo a fuoco a poco a poco il proprio profilo, mentre l'aria rinfescata soffiava qualcosa che assomigliava a indulgenza.
Avevo fatto tardi ancora una volta, ma in quel momento il tempo si era fermato sotto la luna.
In cuffia ascoltavo Wild Nothing e tutto combaciava. Le canzoni del giovane Jack Tatum suonano tanto brillanti quanto evanescenti. Ci ritrovi i Radio Dept. e gli Smiths/Field Mice, e forse anche tutte quelle robe Anni Ottanta che non ascolto mai, tipo i Cocteau Twins. Ma la cosa che mi affascina di più è il modo in cui cullano senza concedere in apparenza molto al sentimentalismo. Come nella prolungata coda della title track del suo album di debutto Gemini, il suono si avvolge in qualche giro di chitarra che potrebbe essere appartenuto ai Cure (mentre la voce si perde tra echi), ma esita, sembra non voler arrivare mai a prendere posizione, a riempire tutto, restando inafferrabile.
Come il colore acceso di una luna gigantesca vista in un sogno a occhi aperti, le canzoni salgono quasi trasparenti, si illuminano impassibili, ci lasciano intendere qualcosa di quello che siamo, e svaniscono nel buio.
>>>(nmp3): Wild Nothing - Golden Haze
ps: Questa canzone è tratta da Evertide, nuovo ep che Wild Nothingsi è autoprodotto con la sua ha pubblicato su etichetta Warmest Chord.
Nel frattempo, arriverà in Italia questo fine settimana per una singolare doppietta di date al Soundlabs Festival, l'1 e 2 agosto.
Sopra Bologna questa sera la luna era Totale. Non so quale stadio tra crescente e calante sia, ma era solo e soltanto Totale. L'ho vista sorgere dalla cima di Via Emilia Ponente all'ora in cui c'è ancora luce ma non è più giorno, ed era una cosa da far venire la pelle d'oca, voglia di camminare in mezzo alla strada a braccia spalancate, attraversare in un passo tutta la città abbandonata.
Saliva enorme, passando sulle fermate dell'autobus dove non importa più aspettare, sfiorando i balconi dello smarrimento, congedandosi senza prestare ascolto alle finestre, mettendo a fuoco a poco a poco il proprio profilo, mentre l'aria rinfescata soffiava qualcosa che assomigliava a indulgenza.
Avevo fatto tardi ancora una volta, ma in quel momento il tempo si era fermato sotto la luna.
In cuffia ascoltavo Wild Nothing e tutto combaciava. Le canzoni del giovane Jack Tatum suonano tanto brillanti quanto evanescenti. Ci ritrovi i Radio Dept. e gli Smiths/Field Mice, e forse anche tutte quelle robe Anni Ottanta che non ascolto mai, tipo i Cocteau Twins. Ma la cosa che mi affascina di più è il modo in cui cullano senza concedere in apparenza molto al sentimentalismo. Come nella prolungata coda della title track del suo album di debutto Gemini, il suono si avvolge in qualche giro di chitarra che potrebbe essere appartenuto ai Cure (mentre la voce si perde tra echi), ma esita, sembra non voler arrivare mai a prendere posizione, a riempire tutto, restando inafferrabile.
Come il colore acceso di una luna gigantesca vista in un sogno a occhi aperti, le canzoni salgono quasi trasparenti, si illuminano impassibili, ci lasciano intendere qualcosa di quello che siamo, e svaniscono nel buio.
>>>(nmp3): Wild Nothing - Golden Haze
ps: Questa canzone è tratta da Evertide, nuovo ep che Wild Nothing
Nel frattempo, arriverà in Italia questo fine settimana per una singolare doppietta di date al Soundlabs Festival, l'1 e 2 agosto.
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