A worldwide mix tape
Quello che mi è sembrato più interessante dell'intervista a Steve Albini su GQ, citata da tutti perché "infama i Sonic Youth", sono stati invece i passi in cui parla della Rete come strumento e opportunità per le band. La sua posizione, per quanto positiva e ottimista, mi pare rimanga figlia del suo percorso di "eroe dell'indie", proveniente da un'altra epoca: "People put stuff on YouTube or torrent clients or whatever, not because they're going to make money off of it, which is the only reason the mainstream industry would do something, but because they think it's good. It's like a worldwide mix tape".
Sarebbe sciocco dare dell'ingenuo a uno come Steve Albini, però temo che parlando di questo "worldwide mix tape" (che è pur sempre un'immagine molto bella) abbia in mente un particolare tipo di ascoltatore più simile a sé stesso, con una formazione ben specifica, che non il comune, sfuggente, a volte vanitoso, spesso bulimico fruitore di musica via web di oggi.
Non a caso, poco più sotto, si lascia andare a una battuta forse rivelatrice a proposito del suo rapporto con il mezzo: "Q: Are you an avid consumer of media? A: Not avid. Funny cat videos on YouTube, that's about it".
Ma è quando porta l'esempio di John Peel ("His work ethic was absolutely incredible. He made it a point of pride to listen to every record that anyone sent him"), che Albini riconosce una sua sostanziale distanza - seppure lucida e soprattutto attiva e dinamica - da quel che succede e si fa con la musica oggi. Albini giudica che nell'epoca attuale non si potrebbe riproporre il ruolo di John Peel con quelle stesse caratteristiche, ma purtroppo nelle poche righe dell'intervista non spiega poi se ciò non è più possibile solo per una questione di "quantità", o magari non è più necessaria allo stesso modo.
>>>(mp3): Songs: Ohia - Steve Albini's Blues
ps: Steve Albini sarà in concerto a Bologna insieme ai suoi Shellac venerdì sera. La data è stata spostata dal Locomotiv Club all'Estragon. In apertura Bellini.
(Steve Albini a Radio Città del Capo nel 2006
- photo courtesy of Unhip Records)
- photo courtesy of Unhip Records)
Quello che mi è sembrato più interessante dell'intervista a Steve Albini su GQ, citata da tutti perché "infama i Sonic Youth", sono stati invece i passi in cui parla della Rete come strumento e opportunità per le band. La sua posizione, per quanto positiva e ottimista, mi pare rimanga figlia del suo percorso di "eroe dell'indie", proveniente da un'altra epoca: "People put stuff on YouTube or torrent clients or whatever, not because they're going to make money off of it, which is the only reason the mainstream industry would do something, but because they think it's good. It's like a worldwide mix tape".
Sarebbe sciocco dare dell'ingenuo a uno come Steve Albini, però temo che parlando di questo "worldwide mix tape" (che è pur sempre un'immagine molto bella) abbia in mente un particolare tipo di ascoltatore più simile a sé stesso, con una formazione ben specifica, che non il comune, sfuggente, a volte vanitoso, spesso bulimico fruitore di musica via web di oggi.
Non a caso, poco più sotto, si lascia andare a una battuta forse rivelatrice a proposito del suo rapporto con il mezzo: "Q: Are you an avid consumer of media? A: Not avid. Funny cat videos on YouTube, that's about it".
Ma è quando porta l'esempio di John Peel ("His work ethic was absolutely incredible. He made it a point of pride to listen to every record that anyone sent him"), che Albini riconosce una sua sostanziale distanza - seppure lucida e soprattutto attiva e dinamica - da quel che succede e si fa con la musica oggi. Albini giudica che nell'epoca attuale non si potrebbe riproporre il ruolo di John Peel con quelle stesse caratteristiche, ma purtroppo nelle poche righe dell'intervista non spiega poi se ciò non è più possibile solo per una questione di "quantità", o magari non è più necessaria allo stesso modo.
>>>(mp3): Songs: Ohia - Steve Albini's Blues
ps: Steve Albini sarà in concerto a Bologna insieme ai suoi Shellac venerdì sera. La data è stata spostata dal Locomotiv Club all'Estragon. In apertura Bellini.
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