Come noto, l'operazione dei Dirtbombs nel loro ultimo album Party Store consiste nel riprendere vecchie canzoni techno della stagione d'oro di Detroit, a cavallo tra Anni Ottanta e Novanta, e rileggerle in chiave rock e post-punk. L'idea è geniale: dalla Detroit di allora alla Detroit di oggi, facendo però tutto il giro, e confondendo un bel po' le carte in tavola, soprattutto ai loro ascoltatori. Il risultato invece è un po' altalenante, e anche se si finisce spesso dalle parti di ESG e James Chance, o magari per citare qualcosa di più attuale, di certa roba DFA, non ci si diverte sempre allo stesso livello.
Però i Dirtbombs sanno di mettere in scaletta una serie di pezzi che non arriveranno solo alle orecchie e alle gambe, ma anche al cuore, specie di quelli non più tanto giovani. Il colpo basso per me è stato sentire di nuovo Good Life degli Inner City (Kevin Saunderson! Da qualche parte a casa dei miei genitori devo aver lasciato un vinile tutto segnato), messa giù "alla Chk Chk Chk", senza forma, grassa e freddissima allo stesso tempo. Che botta, no more rainy days, only good life.
(mp3): The Dirtbombs - Good Life (Inner City cover)
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