L'estate scorsa, ascoltando i primi demo che i Craft Spells avevano postato su Bandcamp, ebbi pure l'imprudenza di fare dell'ironia sulla musica che al giorno d'oggi passa così in fretta signora mia, blah blah blah. Ovvio che poi la band di Stockton, California, non è affatto sparita, anzi, ha debuttato ieri con un album intitolato Idle Labor su Captured Tracks, ovvero una delle label con più hype degli ultimi anni. Non me lo aspettavo, ma sono contentissimo così. Il disco è una di quelle cose piccole, all'apparenza esili e trasparenti, capace però di cambiarti la giornata come una mattina di sole.
I Craft Spells hanno ripulito il loro suono: se prima potevano ricordare i loro (ora) colleghi Wild Nothing, qui c'è meno malinconia e più luce scandinava (Scandinavian Crush è uno dei titoli più ruffiani della stagione), New Order a valanga (i New Order di Ibizia, chiaro) e un tocco di eleganza Pet Shop Boys (levate i riverberi chillwave alla voce di From the Morning Heat e immaginate quella di Neil Tennant, oppure ditemi se la fantastica After The Moment non è la versione Tumblr-con-le-foto-sfuocate-e-i-vestiti-stretti di Domino Dancing).
Resta qui e là qualche indizio smithsiano: The Fog Rose High sembra una cover di Reel Around The Fountain rifatta dagli Embassy, e Your Tomb contiene il verso “When you rise from the dead / I’ll love you again” che suona abbastanza morrisseyano. Ma in generale credo che un po' tutte le recensioni tireranno in ballo, a ragione, i Cure (vedi You Should Close the Door).
Idle Labor è una brezza, di quelle che quasi senza accorgertene ti hanno appena accarezzato un sorriso.
(mp3): Craft Spells - The Fog Rose High
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