Mezzo stagionato

Ex-Otago

"Se non riesci a guadagnare con quello che sai fare, ti toccherà farlo con quello che non sai fare" è diventato per me il nuovo "I was looking for a job, and then I found a job, and heaven knows I'm miserable now". Voglio citare la recensione di Andrea dell'ultimo disco degli Ex-Otago, davvero la migliore e la più vicina che ho letto in giro: "un favoloso concept album sulla linea d'ombra della terza decina d'anni". Che poi è quella generazione allargata che più o meno va dalla laurea a qualcosa intorno ai quaranta, e che si ritrova come unico vero comune denominatore una certa quotidiana precarietà. Mezze Stagioni riflette in forma di musica leggera e forse naïf questo ritrovarsi non più giovani, né già davvero adulti nell’Italia di oggi. Quella terra di mezzo popolata da gente con l’aperitivo sempre in mano, "figli degli hamburger, Capodanno tutti i weekend", per i quali è valida la geniale massima "se ti fai poche domande avrai tutte le risposte". Quel confine invisibile dove la questione non diventa più soltanto cosa fare da grande, ma anche come mai non lo stai già facendo. Ci si guarda intorno, in questa Vita Col Riporto, e viene spontaneo desiderare la fuga, magari al sole tra le onde di Costa Rica, però anche da lontano è come se restasse un nodo in gola di rammarico: "se ripenso a te, a volte sai mi viene male, Italia mia". E suona così piacevolmente insolito sentire parlare d’Italia da un gruppo pop contemporaneo e non provare imbarazzo, anzi, sentirsi in qualche modo coinvolti. Queste canzoni sembrano parlare d'altro, fanno finta di avere già la testa in vacanza, evocano più che descivere. Ma proprio per questo mi colpiscono di più, e ormai mi accompagnano ovunque. A prima vista sembrano piccole, trascurabili come i discorsi sul tempo, e che invece di questo mio tempo sono un’istantanea fedele, dai colori pieni.


(foto by Frigopop)

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