There’s a black hole behind these eyes


Mentre i giorni e i treni passano, non riesco a decidere se quell'aria minacciosa di certe canzoni dei Crystal Stilts si dissolve mentre arrivano altre melodie più jangle e Sixties, oppure se quella loro faccia più luminosa non appare invece ancora più sinistra quando accompagnata all'incedere indolente dei momenti più psichedelici.
In Love With Oblivion, secondo album della band di Brooklyn, mostra in copertina una luna illuminata per metà, e in qualche modo il suono segue il contorno di quelle ombre. Da una parte scoppi di chitarre quasi garage e artiglieria pesante d'organo (molto più presente rispetto alle produzioni precedenti), dall'altra paludi di riverberi dentro le quali si dibatte la voce di Brad Hargett, e colonne sonore per b-movie sordidi e polverosi (i sette minuti di Alien Rivers colano ostili e imponenti al tempo stesso: ipnotici).
Da una parte il volo cieco di Flying Into The Sun (qui sotto il nuovo video), dall'altra una discesa lungo le Precarious Stairs ("This is where new torments are prepared"). Half A Moon, una delle tracce centrali del disco si apre con le parole "Half a moon, half a man / Have this sun and have this land / But mind the blood there on your hand". Una colpa, un peso che affonda, una condanna che si compie serpeggia lungo tutto il disco. Eppure le melodie, qui come mai prima nei Crystal Stilts, cercano toni più alti (la nostalgia di Silver Sun), infondono energia a tutta la musica e la risollevano vibrante. Non a caso, una delle vette migliori del disco si intitola Shake The Shackles. Grande album, i Crystal Stilts non potevano darci migliore conferma.

(mp3): Crystal Stilts - Shake the Shackles


ps: La band di Brooklyn sarà in tour in Italia per due date nel prossimo mese di giugno:
- Venerdì 10 @ Hana-bi - Marina di Ravenna
- Sabato 11 @ Vinile 45 - Brescia


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