“The problem with retro culture is that it is utterly immersed in the past, but it is increasingly ahistorical. Retro is the exploitation of the past – its history-making exploits all the hard work that was put into creating new forms – in a way that never ceases to be dependent on history but that doesn’t illuminate it or reactivate it in a way that gives it any kind of renewed relevance in the present. It’s just simulation, a replication that is depthless, all about surface stylization.”Five minutes with Simon Reynolds - FACT Magazine
(Dopo essermi bloccato qualche tempo fa alle prime pagine, in questi giorni sto finalmente leggendo Retromania: c'è molta, forse troppa carne al fuoco, con uno stile che a differenza delle opere precedenti sembra più sinuoso, meno rigido e più "in prima persona". Però l'idea che il presente, musicale e non solo quello, sia in qualche modo "ingolfato" e impantanato mi affascina e mi coinvolge. Se vi è capitato di leggere la rubrichetta che ogni mese cerco di scrivere su Rolling Stone giro proprio intorno a quei discorsi lì - fatte le debite proporzioni, ovvio).
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