Pleasure



Prima che questo caldo impossibile svanisca e arrivino altre stagioni di cui invariabilmente ci lamenteremo, voglio fermare qui la piccola polaroid sovraesposta di uno dei ricordi migliori che mi porterò dietro da questa estate 2011. Pleasure dei texani Pure X è stato, insieme ad Arcade Dynamics di Ducktails, il mio disco del pomeriggio. Le primissime ore, quelle del sole assoluto, universale e a picco, della calma irreale del dopopranzo, delle persiane socchiuse, delle tavole sparecchiate all'ombra, dei giocattoli immobili in mezzo al cortile, infinito frinire di cicale, magliette e asciugamani stesi sulla corda, il sale che asciuga sulla pelle. Chiudi gli occhi e abbandoni la testa all'indietro, fai un respiro profondo, è come se tutto il tempo cadesse esattamente al proprio posto. Ecco, se quest'estate è esistito un suono capace di tradurre un fugace istante come quello, di mettere in musica un silenzio terso e rovente come quello, per me è stato Pleasure. Un'indolenza shoegaze, una pigrizia che sembra sempre sul punto di vacillare e disfarsi ma che all'ultimo raccoglie la melodia dalla polvere dei riverberi, da chitarre assolate (vicine a quelle dei Real Estate) e da un basso che rimbomba sott'acqua, e ne fa una canzone. Un passo oltre il pop, uno prima della pura psichedelia, una terra di mezzo in cui andare alla deriva senza fretta, un'ora sospesa dentro cui sciogliersi con molto, moltissimo piacere.



(mp3): Pure X - Dream Over



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