Bologna Centrale, il treno rallenta per entrare in stazione e io getto il consueto sguardo oltre i binari: il muro con la scritta PANIKO SDOZ scolorita dagli anni è ancora là, e per un attimo mi sento a casa. Per un attimo penso che ogni cosa sia al proprio posto. Per un attimo non penso di avere perso tempo, e sono sicuro che tutto quello che conta sia qui. In cuffia il riff di chitarra che strappa l'attacco di Can You Feel The Backwash sembra questo raggio di sole pallido che si affaccia e tenta di farsi largo sopra la città e il suo guscio di foschia. Ma è come se tutto il nuovo disco degli A Classic Education fosse una mappa da dispiegare, una mappa speciale disseminata di personaggi e figure invece che di segnali e distanze. "Certain days we walk until the edge of town to feel content and away". Salgo sulla bicicletta e le strade scorrono canzoni. Ho imparato negli anni a orientarmi nella musica degli A Classic Education, eppure a ogni svolta, una prospettiva che si apre, uno scarto nella melodia, un nuovo passaggio appena alzi la testa ed esci dalle ombre del portici, è qualcosa che continua a stupirmi. Quello che si dovrebbe desiderare nella vita è proprio non perdere mai la capacità di provare stupore, no? Prendi il modo in cui a un certo punto cambia faccia qualcosa che sembrava irrimediabile come Terrible Day: "I feel it come, I feel it go, how does it seem to bear it all". La lotta contro sé stessa che compie Forever Boy, i temi che si rincorrono e si avvinghiano mentre il "black market kind boy" impara a sporcarsi le mani e cresce nei suoi "smaller new beginnings". Oppure prendi gli accordi di organo che sorreggono Place A Bet On You, qualcosa di insolito nel souno degli ACE. Una canzone capace di stregarmi a livello della loro ormai classica What My Life Could Have Been, ma questa ci riesce con un'andatura più tranquilla, che offre senza fretta le sue lusinghe. Non sembra domandarti nulla ma tu senti di doverle delle risposte. Una serie di immagini sempre in bilico tra il bianco e nero, la polvere antica di pietre e marciapiedi e i colori più saturi di un'istantanea. Giubbotti di pelle di motociclisti nervosi in Billy Gang's Dream e il caldo controluce sulla sabbia di Gone To Sea. Gli A Classic Education riescono oramai a evocare una specie di nostalgia senza nessun riferimento preciso a un tempo o a un'epoca, e poi sanno scrollarsela di dosso in un attimo quando mostrano i muscoli. Neanche a farlo apposta, con il nome che portano suonano davvero "classici" e dovessi suggerire un nome di riferimento non saprei più. Forse qualcosa tra Walkmen e National, ma con un'inclinazione tutta Vecchio Continente per certi arrangiamenti Anni Sessanta.
Continuo a percorrere la città, non mi importa più sentirmi a casa, voglio solo ritrovare sempre questa bellezza.
Call It Blazing esce per Lefse (USA), La Tempesta (Italia), Moor Works (Giappone) e in vinile su Tannen Records.
Gli A Classic Education presenteranno il loro atteso album di debutto questa sera al Covo Club di Viale Zagabria 1 a Bologna. In apertura suoneranno i nostri cari Be Forest e a seguire avrò il piacere di mettere un po' di dischi insieme a Fede.
Ci si vede a banco!
(mp3): A Classic Education - Forever Boy
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