Non so spiegarmi bene il perché, ma negli ultimi mesi sembra che l'interesse per i Felt sia cresciuto a dismisura. Il nome rimbalza sempre più spesso tra blog e recensioni. Un'intera generazione di giovani indie band, anche abbastanza distanti, ha cominciato a indicare tra le proprie influenze la sfuggente creatura musicale del poeta Lawrence, mai davvero toccata dal successo, nemmeno quello di nicchia, e fino a ieri piuttosto trascurata. La scorsa estate in Inghilterra è uscito il documentario Lawrence Of Belgravia, e anche i Belle & Sebastian si erano spesi per la sua promozione. Qualche mese fa avevo letto una bellissima intervista con Tim Burgess, piena di retroscena e soprattutto di sincera ammirazione, quasi ai limiti del fanatismo. All'inizio di ottobre poi era stato annunciato un nuovo volume per raccontare la storia, quasi sepolta tra foto in bianco e nero e ristampe, dei Felt.
C'è poi il caso dei Girls, duo di San Francisco baciato dal talento e dalla fortuna, che l'anno scorso aveva voluto incontrare Lawrence in un'intervista per MagicRPM, tributandogli un sincero omaggio e, verrebbe da dire, condividendo con lui un po' di luci della ribalta. L'altro giorno, infine, i Girls hanno deciso di dedicare una canzone, un sette pollici rosso fiammante a forma di cuore, e una appassionata lettera d'amore alla band britannica, intitolandola, appunto, Lawrence.
Non ho molte speranze che possa arrivare una tardiva fama per i Felt e il loro creatore, ma una delle poche cose buone di questo eterno presente indie è proprio la possibilità di restituire a chi lo avebbe meritato quello che l'effimera storia del Pop non ha saputo dargli.
C'è poi il caso dei Girls, duo di San Francisco baciato dal talento e dalla fortuna, che l'anno scorso aveva voluto incontrare Lawrence in un'intervista per MagicRPM, tributandogli un sincero omaggio e, verrebbe da dire, condividendo con lui un po' di luci della ribalta. L'altro giorno, infine, i Girls hanno deciso di dedicare una canzone, un sette pollici rosso fiammante a forma di cuore, e una appassionata lettera d'amore alla band britannica, intitolandola, appunto, Lawrence.
Non ho molte speranze che possa arrivare una tardiva fama per i Felt e il loro creatore, ma una delle poche cose buone di questo eterno presente indie è proprio la possibilità di restituire a chi lo avebbe meritato quello che l'effimera storia del Pop non ha saputo dargli.
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