She Said Destroy!

She Said Destroy


Anche quest'anno l'Handmade si conferma uno dei festival più belli in Italia, e il cast è come sempre stellare. Ma se, da una parte, non vedo l'ora di ritrovare dal vivo Gazebo Penguins, Karibean o Mojomatics, gente che sopra un palco non delude mai, dall'altra c'è un nome in mezzo alla scaletta, forse ancora poco conosciuto ma che già mi ha fatto sobbalzare il cuore, e che aspetto curioso di vedere live.

Lettrici e lettori di polaroid alla radio, è con grande piacere che vado a publicare la prima intervista alle She Said Destroy!, ovvero il duo basso batteria composto da Ste e Emy. Da qualche tempo girano in rete un paio di loro demo (tra cui una furibonda cover di Gwen Stefani), e all'Handmade presenteranno il loro primo ep Conflicting Landscapes.



(mp3) She Said Destroy! - I Fell In Love





Partiamo dalle presentazioni: da chi è composta la band e come si è formata?

Ste: Cercavo un batterista da mesi e per caso ho trovato un annuncio su internet della Emy: la descrizione era perfetta, ho subito pensato che le sue influenze musicali fossero complementari alle mie. La band è nata un po' per caso in realtà, entrambe avevamo intenzione di lasciare l'Italia ma alla fine il progetto ci ha tenute unite e in pochi mesi siamo riuscite a costruire una scaletta e a programmare i primi live.



Un duo basso batteria che fa un rumoroso lo-fi punk: che tipo di suono avete in mente?

Ste: Inizialmente pensavo a un progetto a due perché volevo fare qualcosa di molto minimale, con un impatto diverso da quello che si vede e si sente in giro di solito. L'idea del suono lo-fi è venuta progressivamente dopo svariate prove e registrazioni, per rendere il complesso molto più potente e graffiante, prendendo come riferimento moltissime band tra cui Wavves e Sleigh Bells.

Emy: Il nostro suono è l'incontro naturale e un po' schizofrenico di due personalità musicali opposte. A dire il vero, l'idea del progetto è di Stefania, e io ho cercato di inserirmi contribuendo con una parte delle mie influenze: Beat Happening, All Girl Summer Fun Band, Black Lips, Raincoats e moltissimi altri.



Vedo il vostro nome presente a eventi come un paio di Ladyfest, in Germania e Austria, e in una compilation Rrriot Girl dal titolo "This Is What Feminism Sounds Like": vi sentite vicine a queste tematiche? Si riflettono nelle canzoni che fate?



Ste: Ci sentiamo sicuramente legate a questo tipo di tematiche, ma non penso ci rispecchino al 100%. La nostra è più un'attitudine, non vogliamo etichettarci in nessun tipo di categoria, e quindi ci piace prenderne parte ma solo in contesti con una motivazione autentica.

Emy: Sicuramente le donne non se la passano tanto bene, soprattutto in Italia, e per questo è impossibile non essere sensibili a questa tematica. Però la questione per me più urgente è il rispetto dell'identità di genere delle persone, dove il maschile e il femminile diventano molto relativi. Detto questo, i nostri testi non sono particolarmente impegnati, raccontano storie ordinarie e stati d'animo che descrivono la quotidianità.



Come siete arrivate alla scelta di fare una cover di Gwen Stefani così stravolta?

Ste: Avevo in mente di suonare una cover, ma ero stufa delle solite Blitzkrieg Bop o Rebel Girl, volevo trovare una cover che (quasi) nessuno avesse fatto e che potesse essere reinterpretata da zero: essendo totalmente devote al pop, Bubble Pop Electric di Gwen Stefani ci sembrava particolarmente indicata, e dalla prima prova l'abbiamo subito sentita nostra.



Dalle foto sembrate piuttosto giovani, ci sono altre band più o meno coetanee (non per forza italiane o di Bologna) che considerate vostre affini e con cui siete in contatto?

Ste: È difficile, suoniamo veramente da poco e in Italia entrare nel giro non è così immediato. Anche se recentemente abbiamo aperto i concerti di Heike Has The Giggles e Brothers In Law, con cui ci siamo trovate subito bene e con cui siamo rimaste in contatto.

Emy: Di recente abbiamo apprezzato molto anche il dj set di Les Plastic Madames e la loro selezione molto eclettica, emozionale di pezzi cult e sconosciuti.



All'Handmade Festival presenterete il vostro primo EP, come'è nato e come lo avete realizzato?

Emy: È un EP di quattro tracce registrato al Dunastudio di Russi (RA), ci abbiamo messo molto a registrarlo perchè la ricerca del suono è stata davvero accurata e non abbiamo voluto accontentarci dei primi risultati. Abbiamo deciso di chiamarlo Conflicting Landscapes come richiamo alla seconda traccia, The Way To Romania, perchè troviamo si addica molto bene alle nostre personalità così diverse tra loro.




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