L'ultimo album dei Beastie Boys, Hot Sauce Committee, l'avevo preso appena era partito il pre-order, senza neanche pensarci. Poi l'avrò ascoltato cinque volte a dire tanto, ma non mi è mai passato per la testa di aver fatto male a comprarlo, e sono contento di averlo qui in casa con me. Certe band sono come un tatuaggio che ti porti dietro per la vita, anche quando non ti ricordi più di averlo addosso. E proprio io, che sono cresciuto letteralmente a pane e Smiths, ieri sera mi sono ritrovato con gli occhi lucidi alla notizia della scomparsa di Adam "MCA" Yauch.
Tra i tanti articoli letti per commemorarlo, la cosa più bella per me l'ha scritta Mark Richardson, quando ha detto che "the Beastie Boys were a constant influence. First they were hilarious, then they were cool, then they started to realize what was really important. My arc as a person [...] progressed more or less in parallel. I related. The Beastie Boys were exceptional not because of who they were, but what they did. And life as they lived it seemed like something to aspire to".
Magari non sarà del tutto vero, magari oggi la commozione ci fa vedere ogni cosa sotto una luce migliore, e in ogni caso le nostre biografie non riescono mai a essere così lineari come invidiabili discografie, ma sono del tutto in sintonia con quello che intende Richardson. E quello che so e che per me resta certo è che la maniera strepitosa che la musica dei Beastie Boys aveva di coinvolgerti è stata una delle esperienze musicali che hanno segnato la mia vita. Quello che ti pompava nelle gambe il dirompente attacco di Check Your Head (tra i migliori attacchi di album di sempre), quanto ti faceva saltare il coro di Shake Your Rump, quanto ti spingevano A Year And A Day o Gratitude non lo dimenticherò.
Sto ripensando alla Pista, il campo da basket di provincia dove ho passato l'adolescenza. Portavamo da casa una radio e per noi era già un ghetto-blaster. Avevamo registrato su una cassetta Paul's Boutique, un vinile clamoroso che si apriva in quattro e che restavamo a guardare incantati mentre il disco girava sotto la puntina, con tutte le canzoni incollate una dopo l'altra, senza tempo per riprendere fiato. I Beastie Boys sotto il sole diritto che spaccava il cemento e noi che correvamo senza sentire la fatica, tiro dopo tiro. Because you can't, you won't and you don't stop.
Ero con Piddu quando scrisse il testo di Mark On The Bus sul muro della biblioteca, e una manciata di anni dopo facevamo già i sofisticati e volevamo cogliere l'ironia e le citazioni del video di Sabotage. Anni dopo cercavamo di capire con il nostro inglese a metà lunghe interviste in cui MCA spiegava la sua dedizione alla causa tibetana. Anni dopo suonavamo alle feste Intergalactic e Body Movin'. Anni dopo avrei messo alla radio An Open Letter To New York, e il mondo ormai era proprio un altro.
Grazie Adam Yauch per aver contribuito a renderlo un posto migliore.
(mp3) Beastie Boys - A Year And A Day
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