Giovedì sera tornerò a vedere Jens Lekman in concerto. Prenderò la macchina, guiderò fino al Bronson di Ravenna e magari lungo la strada riascolterò proprio l'ultimo meraviglioso album del cantautore svedese.
Potrei anche limitarmi a postare qui l'evento Facebook, come uno tra i tanti, magari segnalando che di spalla ci sarà Bry Webb (dei Constantines) e che durante la serata avrò anche l'onore di mettere due dischi di sottofondo. Ma sarebbe come mentire a me stesso: c'è molto di più. Non torno a vedere un concerto di Lekman come si torna a vedere un gruppo qualsiasi che stagione dopo stagione passa in tour, promuove un disco e vende le magliette. Quanto siano state per me importanti le canzoni di Lekman me lo dicono tutte le parole spese negli anni in radio e su questa paginetta (a cominciare dalla sua prima intervista italiana, ormai nove anni fa), i viaggi assurdi fatti per seguirlo, certi versi che ti balzano dal cuore nei momenti più impensati (o più essenziali, chissà). Ormai sono convinto che dopo l'adolescenza degli Smiths, dopo le scoperte furiose e confuse dei Novanta, dopo l'era della musica sullo schermo, per me siano rimasti lui e pochissimi altri a contare ora. Amiamo moltissime cose, ogni giorno possiamo scegliere tutta la musica dell'universo, e divertirci pure, consapevoli delle nostre dimenticanze. Ma se voglio fare i conti con qualcosa di più, o ricordarmi di me, mi ritroverò ancora una volta sotto quel palco, a riascoltare la storia del taxi nero, a confondere le foglie d'acero, a immaginarmi Nina, a seguire i suoi passi lungo Kortedala, a ricordarmi che la fine del mondo è più grande della fine dell'amore.
(mp3) Jens Lekman - Higher Power
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