I feel it in my bones

Vampire Weekend - Modern Vampires Of The City


Anche in un rifugio a tremila metri d'altezza, l'ultimo disco dei Vampire Weekend ti fa sentire come se indossassi nuovissime boat shoes, fuori da quella porta ti aspettasse uno yacht e tutto il mondo stesse ballando un gioioso calypso. E questo, ovviamente, non ha niente a che fare con il livello di nitida accuratezza e solennità che la band ha raggiunto con Modern Vampires Of The City, lasciandosi alle spalle ogni luogo comune sulla propria biografia. Il talento che questi ragazzi hanno per racchiudere dentro irresistibili melodie e ancora più irresstibili ritmi la luce e il respiro dell'estate ha qualcosa di prodigioso. E anche se Modern Vampires Of The City è uscito tre mesi fa, è stato soltanto quando ho avuto addosso maglione di lana e scarponi, mentre il telefono non riceveva nessun segnale terrestre e le nuvole sotto di me nascondevano la vista del paese e della valle, che mi sono messo a pensare a cosa mi catturasse in questa musica.

Credo che in qualche misura c'entri il modo in cui i Vampire riescono a raccontare non tanto il "diventare adulti" quanto piuttosto il ritrovarsi adulti, la sorpresa del vedersi dentro gesti che, non lo sapevamo ancora, sono ormai nostri. "I want to know, does it bother you? The low click of a ticking clock. There's a lifetime right in front of you" canta Ezra Koenig in Don't Lie: un pensiero che, chissà perché, non viene mai a chi ha davvero tutta la vita davanti.

Ma l'ansia di non sembrare al posto giusto non abbandona mai del tutto i personaggi di queste canzoni. Diane Young dà fuoco a una Saab e poi confessa "you know I love the past, ’cause I hate suspense". Il singolo Step sembra prenderla con più filosofia: "Wisdom's a gift, but you'd trade it for youth. Age is an honor, it's still not the truth". E badate bene che riesce a farlo mentre dondola tra hip-hop rilassato, un cembalo barocco, scherzi con l'auto-tune e, di nuovo, una luce meravigliosa e piena, dentro cui ogni piccolo suono fa parte di un meccanismo perfetto (l'eleganza per i VW è non far sentire NULLA mai fuori luogo).

Poi arriva l'incredibile Ya Hey. Una canzone capace di mettere in scena il tentativo di un dialogo con Dio attraverso la figura di un dj sullo sfondo di un festival (quanti poi avranno subito provato a mixare Israelites di Desmond Dekker con 19th Nervous Breakdown degli Stones?). La situazione di disagio è ancora la stessa: "I can't help but feel that I've made some mistake. But I let it go". Ma questa volta Koenig non lascia cadere l'interrogativo su sé stesso, non è più un "first world problem" da ragazzino bianco benestante e beneducato. Questa volta chiede conto di "all the tension and fear" a chi "attraverso il fuoco e attraverso le fiamme" non pronuncia nemmeno il proprio nome, ma si annuncia soltanto con "Io sono colui che è". E non importa dove o come: quando arriva il giorno in cui ti domandi sul serio "come è possibile vivere in questo modo?" comincia una nuova pagina.



(mp3) Vampire Weekend - Ya Hey (Paranoid Styles mix)

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