L'attacco di chitarra acustica e archi di Memory Room, la traccia centrale di Nature Noir, il nuovo album dei Crystal Stilts, è una musica sentita in sogno una volta e ora finalmente ritrovata. Pace istantanea per il mio cuore. Tutto dondola come un mare calmo. Tre semplici note di violino uniscono le varie parti della canzone, mentre la voce di Brad Hargett, che qui insolitamente si aggira su note alte e luminose, sembra uscire da una nube surreale. Forget about the afterlife, the love between me and you is what sets us free. Suoni psichedelici Anni Sessanta, niente di nuovo ok, ma la purezza che in questa prova i Crystal Stilts hanno raggiunto nel distillarli ha del prodigioso, e ha su di me quasi il potere di un incantesimo.
Nature Noir vede la band newyorkese abbandonare il lato oscuro del feedback dei dischi precedenti e appropriarsi completamente e a pieno diritto di una bella fetta di eredità Velvet Underground. È rimasta la scia di riverberi cavernosi dietro all'indecifrabile voce, ma la band intorno ha compiuto un viaggio all'indietro nel tempo che l'ha portata ben lontano dalle abituali reminiscenze post-punk. Anche nei pezzi più rock di questo disco (Future Folklore, oppure Darken The Door) quello che Tim Sendra definisce alla perfezione il "disembodied croon" di Hargett non è più sommerso da torbide scariche elettriche. L'atmosfera che i Crystal Stilts descrivono presenta ancora ombre sinistre e a volte il loro caratteristico torpore narcolettico sembra avere il sopravvento, ma preso nella sua interezza, Nature Noir è un disco che viaggia ad altissima quota, estatico e concentrato al tempo stesso, un disco per cui vale la pena spendere la parola "sprituale".
(mp3) Crystal Stilts - Memory Room
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