Variabile il cielo e l'umore, l'alba ancora indecisa e stanchezza intorno agli occhi che guardano senza meraviglia. Ma io voglio un sorriso e vincere il peso blando delle mie abitudini con un colpo di spalle, scansare l'insofferenza. Ci vuole una dose forte: ventiquattro canzoni in quarantaquattro minuti possono bastare. E non importa se alcune quasi non sembrano finite: quella che a qualcuno può sembrare imprecisione per gli Stevens è una tecnica sofisticata. L'eleganza schiva di un gesto compiuto ma non chiuso.
Provengono da Melbourne, condividono componenti ed etichetta con band come Twerps, Boomgates, Primitive Calculators e Dick Diver. A History Of Hygiene è il loro album di debutto ed è stato prodotto da Tex Houston, uno già al lavoro con Clean e Verlaines. Del resto la band australiana viene spesso accostata all'estetica Flying Nun (ma in un paio di momenti mostra di sapere anche spingere sul rumore e la psichedelia).
Amo questo suono imperfetto eppure purissimo, c'è un'energia in questa polvere e in questi graffi, in questa risoluta indecisione che mi travolge e fa uscire il sole, e alla fine la cosa più difficile è scegliere una canzone sola per farvi capire cosa sento in tutto il resto.Sperando davvero che possiate sentirlo anche voi.
(mp3) The Stevens - Turpin Falls
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