L'ultimo giorno di vacanza metto ordine sulla scrivania, prima di venire travolto dalla nuova stagione. Ci sono un sacco di cd che mi sono arrivati negli ultimi mesi, gente che si era presa la briga di scrivermi e a cui non sono riuscito a rispondere, e non c'è cosa che mi faccia sentire più in colpa. Quindi oggi che ho tempo dedico un lungo post a dischi che per molti do voi sono già vecchi. Magari non interesserà a nessuno, pazienza, ma ci tengo.
Low Frequency Club - Mission
La via italiana alla gruva divertente in stile Who Made Who o Datarock. Quindi oltre all'apparato sintetico, molta parte delle canzoni è lasciata al cantato. Funziona e si fa ballare, ma basta poco (tipo quel piccolo filtro in Citizens) per rendere tutto ancora più fluido ed efficace. In genere li preferisco quando sono meno cupi (John è un bel pezzone), comunque l'aria un po' Eighties di certi cori non guasta.
Yes Daddy Yes - Senza religione
Un disco di rock alternativo italiano prodotto bene (da Enzo Moretto degli A Toys Orchestra), ma per cui faccio proprio fatica a emozionarmi. Ci sono momenti in cui si punta un po' troppo al modello Verdena, ma i testi talmente astratti da non essere nemmeno più evocativi mi lasciano un po' freddo. E anche il modo di cantarli, quella voce spesso tirata, tutta nervi alla Godano, dopo un po' non riesco più a sentirla. Mi piacciono invece certi bei riff, come la stonesiana title-track o In Esilio, e anche le aperture più pop come Chirurgo, in stile Zen Circus.
Volcano! - Piñata
Terzo album per il trio di Chicago che parte da radici post-punk, con un evidente debito verso i Talking Heads, e che punta verso una tensione drammatica alla Radiohead (e lo senti da subito nella voce di Aaron With). Con le loro potenzialità, a me sembra che si tirino la zappa sui piedi. Quando il funk va a briglia sciolta secondo me sono molto più divertenti e interessanti, anche quando complicano i ritmi. Primo nome a cui viene da paragonarli: Tv On The Radio, vedi il pezzone centrale da sei minuti, Fighter.
Flebologic - Shipwreck
Cinque tracce (più una ghost) che mescolano elettronica, dub e pop. Ritmi morbidi, suoni notturni. A fare da filo conduttore una voce profonda, dalle sfumature blues, giustamente sempre in primo piano e che mi pare dia consistenza a tutto il progetto. Non è proprio il mio genere, ma l'amalgama funziona. Deve aver contribuito il fatto che in sede di produzione c'è il contributo di Paolo Mauri, già al lavoro con Calibro 35, Afterhours e altri. A mio personale parere, grafica, presenza sul web, bio di presentazione ecc. scoraggiano un po' l'ascoltatore.
Low Frequency Club - Mission
La via italiana alla gruva divertente in stile Who Made Who o Datarock. Quindi oltre all'apparato sintetico, molta parte delle canzoni è lasciata al cantato. Funziona e si fa ballare, ma basta poco (tipo quel piccolo filtro in Citizens) per rendere tutto ancora più fluido ed efficace. In genere li preferisco quando sono meno cupi (John è un bel pezzone), comunque l'aria un po' Eighties di certi cori non guasta.
Yes Daddy Yes - Senza religione
Un disco di rock alternativo italiano prodotto bene (da Enzo Moretto degli A Toys Orchestra), ma per cui faccio proprio fatica a emozionarmi. Ci sono momenti in cui si punta un po' troppo al modello Verdena, ma i testi talmente astratti da non essere nemmeno più evocativi mi lasciano un po' freddo. E anche il modo di cantarli, quella voce spesso tirata, tutta nervi alla Godano, dopo un po' non riesco più a sentirla. Mi piacciono invece certi bei riff, come la stonesiana title-track o In Esilio, e anche le aperture più pop come Chirurgo, in stile Zen Circus.
Volcano! - Piñata
Terzo album per il trio di Chicago che parte da radici post-punk, con un evidente debito verso i Talking Heads, e che punta verso una tensione drammatica alla Radiohead (e lo senti da subito nella voce di Aaron With). Con le loro potenzialità, a me sembra che si tirino la zappa sui piedi. Quando il funk va a briglia sciolta secondo me sono molto più divertenti e interessanti, anche quando complicano i ritmi. Primo nome a cui viene da paragonarli: Tv On The Radio, vedi il pezzone centrale da sei minuti, Fighter.
Flebologic - Shipwreck
Cinque tracce (più una ghost) che mescolano elettronica, dub e pop. Ritmi morbidi, suoni notturni. A fare da filo conduttore una voce profonda, dalle sfumature blues, giustamente sempre in primo piano e che mi pare dia consistenza a tutto il progetto. Non è proprio il mio genere, ma l'amalgama funziona. Deve aver contribuito il fatto che in sede di produzione c'è il contributo di Paolo Mauri, già al lavoro con Calibro 35, Afterhours e altri. A mio personale parere, grafica, presenza sul web, bio di presentazione ecc. scoraggiano un po' l'ascoltatore.
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