Lo so che l'indiepop vi sembra un po' la comunità Amish della musica indie, e questo non tanto perché sia una nicchia chiusa e immobile, quanto perché quello che riesce a filtrare all'interno diventa presto parte di un discorso che sembra da sempre molto conservatore. In realtà le origini dell'indiepop (basta vedere la storia della Sarah Records, per fare un esempio) hanno un carattere di rottura e rivoluzione forte quanto quello del punk. Solo che i mezzi scelti per esprimersi sono stati spesso sottovalutati o travisati, e in ultimo hanno finito per essere assimilati ad altro.
Così quando nel 2014 esce un piccolo e delizioso EP come il debutto dei Pretty Sad per la benemerita Shelflife Records, il primo pensiero è che potrebbe essere un disco del decennio scorso, o di quello prima, e suonerebbe esattamente allo stesso modo. Il trio, che si divide tra Danimarca e Gran Bretagna, prende la strada di un dream pop malinconico ma non sconsolato, grazie a melodie terse e chitarre scintillanti (qualcosa di Beach Fossils, qualcosa di New Order), e soprattutto grazie a una voce lieve che scende da una nuvola e che ricorda molto le prime cose dei Concretes. Purtroppo escono l'EP esce solo in digitale, sarebbe stato perfetto dentro uno di quei sette pollici, "come una volta".
Pretty Sad - Pretty Sad EP
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