[continua] Come ogni società, anche "la tribù Twee" (Spitz sottolinea spesso che non si tratta di una generazione, ma di un concetto più esteso e inclusivo) possiede un proprio codice etico, riassumibile in questa specie di decalogo.
- La bellezza vince sempre su ciò che è brutto.
- Un'acuta, quasi disarmante, consapevolezza della morte, della crudeltà e di tutto ciò che è oscuro che, però, si scontra con l'inamovibile centralità data al nostro essere essenzialmente buoni.
- Uno strettissimo legame con l'infanzia e la relativa innocenza e mancanza di avidità.
- La totale deroga al concetto di "cool", come è convenzionalmente noto, spesso a favore di una sorta di feticizzazione del nerd, del geek, dell'imbranato, del vergine.
- Un sano sospetto per l'età adulta.
- Un interesse per il sesso ma una certa diffidenza e timidezza quando si tratta di passare ai fatti.
- Un ardente desiderio di conoscenza, sia che riguardi la scaletta di un album, gli attori secondari in un vecchio film di Hal Ashby o di Robert Altman, i libri meno conosciuti di Judy Blum, o come coltivare la perfetta melanzana viola o il cavolfiore arancione.
- Il portare avanti un progetto per pura passione, che sia una band, una fanzine, un film indipendente, un sito, un'azienda di abbigliamento o alimentare. Qualunque cosa sia, agli occhi del Twee rappresenta una forza del bene e qualcosa per cui vale la pena vivere.
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