Giorni mutevoli, poco sonno, molti treni. Se piove alla partenza dall'altra parte può esserci il sole. Concentrarsi su piccole incertezze quotidiane per non pensare a come sono più complesse le cose. Vedere sempre il cielo mezzo sereno e il bicchiere mezzo pieno? Ovvio. Ma chi lo fa? Io no di certo. Comunque mi è di buona compagnia un disco (anzi, una cassetta) che ho incrociato per caso su Bandcamp e che mi ha subito incuriosito per una sua strana mescolanza di leggerezza e sensualità, bassa fedeltà e approccio raffinato.
Loro si chiamano Painted Fruits, provengono da Victoria, Canada, e questo loro secondo lavoro si intitola Fruit Salad. Ascoltandoli, il primo paragone che viene in mente è quello con gli Orange Juice: stesse chitarre scintillanti, stessa atmosfera di romanticismo sornione che pervade le melodie, e soprattutto la stessa convinta pacatezza con cui vanno avanti a costruire un'idea di musica che, alla fine, rimane però sempre lieve, delicata anche quando tocca materie più scabrose (We Can Show You How To Feel Love). C'è addirittura un momento (Cheap Motel) in cui in qualche modo ricordano dei Fanfarlo più distesi sul punto di trasformarsi in una specie di svagato Bowie.
A tutto questo, i Painted Fruits aggiungono una sensibilità per certe ombre, momenti oscuri che si rivelano proprio lì dove i sentimenti si fanno più aperti e dichiarati ("it's so easy to change your love into nothing"). Sembra di intuire qualche situazione lasciva che però viene raccontata in una maniera che si arresta sempre un attimo prima di diventare decadente (Pick Up The Flowers). Da quanto leggo in giro, ai Painted Fruits piace presentarsi spesso sul palco in abiti femminili, mentre il singolo dell'album si intitola Gender ("a blur of genders clouded her vision / could no longer live this life of indecision"), ma tutto sembra avere sempre quest'aria divertita e leggermente surreale, un tocco di teatro ad ornare l'indiepop, imprevisto ma invitante.
(mp3) Painted Fruits - Gender
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