Fosse anche l'ultimo giorno della mia vita
speriamo passi prima che la voglia sia finita
D'estate ho bisogni elementari: per esempio, un disco cantato in italiano da urlare in macchina verso il mare, facendo le ali con le braccia fuori dal finestrino, secondo me è necessario. In realtà, mi trovo sul treno per andare al lavoro, l'aria condizionata gela la gola e tutti intorno strepitano al telefono, ma il cuore mi sorride di vacanza, sto ballando e niente mi può abbattere in questo momento. Sto ascoltando qualcosa che mi fa stare bene. Senza che prendessi alcuna vera decisione, L'ultima festa di Cosmo è diventato il mio disco italiano di questa estate 2016, l'unico disco italiano su cui continuo a tornare anche dopo mesi che è uscito.
Di questo disco mi piace tutto, dalle fondamenta techno e house (vedi la title track), robuste e consistenti, ma capaci di colpire anche in maniera sottile (come in Cazzate), fino alla scelte del campo semantico dei testi, precise e coerenti come non capita spesso di sentire (chiamiamola maturità). Una larga parte di queste canzoni è occupata da parole semplici e dai colori netti. Come se fosse un'unica e lunga storia, traboccante fame di vita (del meglio della vita), con una positività che non è sciocca, né aggressiva o presuntuosa. Ora che ci penso, è davvero qualcosa di poco comune da queste parti, sia tra i cantautori, che tra gli alfieri del pop mainstream.
"Forse sembro uno scemo, rido mentre cammino, in testa una vacanza, una festa, una tempesta": ecco, Cosmo ha proprio questa faccia qui, e per come sto adesso, io trovo questo sorriso contagioso. Il verso che riassume nella maniera migliore lo spirito dell'album forse si trova proprio nella traccia che lo apre: "bevo la notte, sfido la morte, rido, perché il cuore mi scoppia, picchia e mi porta su!". Cosmo parla di mettere su famiglia e di aprirsi una bottiglia, di trovare l'amore che dà senso alla vita e di farsi buttare fuori dai locali all'alba. Cosmo conserva miracolosamente lo stupore per l'infinita catena di coincidenze che ci ha portato qui e ora (il bambino di Regata 70 diventa lo sguardo di Impossibile), e al tempo stesso mantiene ferma la convinzione che siamo noi a decidere il nostro destino. Dentro tutto L'ultima festa c'è una grandiosa consapevolezza di quanto il divertimento sia un essenziale, indispensabile fondamento del vivere, e il ritmo finisce per assimigliare a un travolgente e irresistibile istinto di conservazione. Non c'è nostalgia, i rimpianti servono solo per liberarsi del passato e andare avanti, affrontare le nuove voglie come una sfida, la ricerca della felicità. Con i suoi bassi acidi e la sua cassa in quattro, Cosmo crea l'elettronica più umana e raggiante che si possa ascoltare quest'estate in Italia, e io sento un bisogno vorace di questo battito euforico.
(mp3) Cosmo - Le voci
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