Qual è il confine della "cameretta" quando parliamo di "bedroom pop"? Esiste forse un limite di decibel? Le melodie devono essere sempre sussurrate e dimesse, per non disturbare i vicini? Oppure è una questione di testi e argomenti? Di chi è stata l'idea che dovesse esserci un gatto nelle foto stampa? E a quale età la cameretta smette di essere luogo d'elezione dell'eterna adolescenza, e comincia a trasformarsi in un limite?
Sto scherzando: è soltanto che mentre ascoltavo in loop questa manciata di fantastiche canzoni mi è venuto in mente quanti dischi vengono liquidati come "bedroom pop", forse in mancanza di migliori definizioni, mentre in realtà mostrano un amore e una cura che molta altra musica non possiede.
Un anno dopo l'incoraggiante singolo di debutto Looking Out For You, tornano a farsi sentire i Joy Again, band di Philadelphia che vede al suo interno anche il giovane e promettente cantautore Arthur Shea. Guitar pop a bassa fedeltà, che nonostante il suo apparire senza pretese, mezzo nascosto tra umorismo lieve, understatement e romanticismo, si rivela invece senza tempo, quasi classico. Immaginate Sungazing rifatta da scanzonati Vampire Weekend in vena di ukulele e bolle di sapone, oppure Necromancer suonata sulla spiaggia insieme agli indimenticati Little Joy di Fab Moretti e Binky Shapiro. Potremmo stare a discutere se i Joy Again hanno ascoltato più Jonathan Richman o più Magnetic Fields, più Beach Boys o più Mac DeMarco, ma in fondo è come se fossero tutti qui, vecchi poster nella loro e nella nostra "cameretta". La voce perennemente filtrata "da vecchia radiolina" ha una buona parte nel fascino di questo suono impolverato e indolente (almeno su di me), ma il fatto è che le canzoni seducono già al primo ascolto, soltanto con il loro essere spensierate e nostalgiche al tempo stesso. Sembra all'istante di conoscerle da sempre, sembra proprio di essere da sempre nella cameretta insieme a loro.
Joy Again - Sungazing
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