The sky was wild with circumstance, the ground littered with chance


REAL ESTATE - IN MIND



Dammi ancora la primavera, dammi i cieli azzuri e i tramonti che si allungano, le ragazze in bicicletta e una canzone nelle cuffie. Dammi i sogni a occhi aperti, le voglie di ricominciare, le liste dei buoni propositi che ancora non hanno svanito la promessa del nuovo inizio. Fammi dimenticare le promesse degli anni passati, fammi dimenticare che la primavera ritorna ogni volta, voglio che questa sia la primavera incondizionata e totale. Dimmi che mi troverai ancora qui: "The birds singing / The sun rising / Impatiently / As I wait for you".

Torna ancora la primavera, nonostante tu abbia fatto di tutto per perdere tempo, per lasciarti distrarre lungo la strada. Ed ecco, tra cieli azzurri, i pomeriggi tiepidi e i tramonti che si allungano, ecco il nuovo disco dei Real Estate, con le sue promesse e la sua tenace dolcezza. È il loro quarto lavoro e anche loro alla fine tornano sempre. Eravamo già pronti al peggio: "the narrative is kind of already there", come ha detto Martin Courtney, "every single review, obviously, is gonna talk about how Matt Mondanile isn't in the band anymore".

Ma in qualche modo In Mind sembra ribadire che i Real Estate sono un risultato superiore alla somma dei loro elementi e dei loro travagli. Come dei Claude Monet dell'indie rock, continuano a modulare e rimodellare le loro ninfee in forma di canzoni, in ogni possibile sfumatura di verde tenue, foschia e acqua trasparente, in ogni immaginabile combinazione di Byrds, REM e Teenage Fanclub, senza esaurire mai la formula e riuscendo, al tempo stesso, a distillare una quantità sconcertante di preziosa bellezza in ogni opera.

"I sing to serve the song" dice il ritornello della seconda canzone in scaletta, e forse è la cosa più vicina a un manifesto di poetica mai espresso dalla band del New Jersey. C'è del metodo nella loro scrittura, e forse li amo proprio per quello, per la confidenza rassicurante che mettono al centro del loro suono: quegli arpeggi morbidi, quelle melodie luminose e distese (White Light), quei mid-tempo insistiti, tanto da sfiorare a volte una versione suburbana e schiva del kraut, la voce felpata di Courtney che porta sempre il racconto su toni in apparenza neutri, mai spensierati ma mai troppo malinconici.

In Mind aggiunge alla tavolozza dei Real Estate qualche synth in più qui e là (un po' Steely Dan, un po' - come nota Pitchfork - certi High Llamas), un bellissimo clavicembalo all'inizio di Stained Glass, la jam in coda a Two Arrows, e soprattutto il nuovo ingresso della chitarra di Julian Lynch ("A lot of the parts that Julian wrote are a little bit less melodic on this record", spiega Courtney in un interessante "track by track").

Ma quello abbiamo come risultato sono sempre i nostri Real Estate, una band che continua a produrre il proprio marchio di indie rock a un livello qualitativo impeccabile, con una coerenza che nel 2017 sembra quasi di un altro tempo, un'autentica presa di posizione. E fa sperare ancora nelle promesse di una nuova primavera.



(mp3) Real Estate - Darling

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