Il mio personale consiglio per "l'articolo assolutamente da leggere oggi" è quello di Liz Pelly sulle pagine di Cash Music. Si intitola "The Secret Lives Of Playlists" e analizza il sottile (o labile) confine tra contenuto editoriale e contenuto a pagamento sulla vostra piattaforma musicale preferita. Problema effimero? Non credo.
Spotify is currently striving for a never-before-seen level of authority over how music is distributed, discovered, and paid/not-paid for. Its ultimate goal is seemingly to build brand loyalty in the “magic” of Spotify, to embolden that authority. Playlists are the top tool they are currently employing to expand their platform empire.Sarà una coincidenza, ma l'articolo esce proprio nella settimana in cui ha fatto notizia l'inizio della sperimentazione degli "Sponsored Content", la versione aggiornata al ventunesimo secolo della vecchia payola (che però non sarebbe esattamente payola perché riguarderebbe "clearly-marked sponsored track", uhm, ok, e viaggerebbe sul digitale e non sulla radio - vabbè).
Oltre a mostrare uno scorcio su un mondo che per me è davvero alieno (Filtr, Digster...), il lungo articolo della Pelly sottolinea molto chiaramente e più volte un aspetto:
Playlist culture is introducing an unprecedented dependence on data. We hear about the stacked human playlisting teams, with “genre leads” and “junior and senior curators” building thousands and thousands of playlists. (Though we never see their faces or names on the platforms—Spotify’s way of building trust in the mystified Oz-like “magic” of Spotify, rather than human intelligence needed to program playlists.) These human curators are responding to data to such an extent that they’re practically just facilitating the machine process.Si potrebbe incollare qui il cliché surreale del Chaplin sopraffatto alla ruota dentata, oppure - per i più esigenti - la figura inquietante del Burroughs alla macchina da scrivere insetto, ma in ogni caso bisogna ammettere che "facilitating the machine process" è un'immagine sconfortante del cos'è diventato ascoltare musica oggi, da una parte e dall'altra della "macchina". Budget, investimenti, analisi e pianificazioni: a nudo dentro ogni play, skip o repeat. Monetizzare questo nostro grande amore per le canzonette, con la beffa di rubarti anche l'anima del nostro vecchio nastrone.
Un'ultima nota su band e musicisti: "artists are expected to climb the playlist ladder and hope the data stacks up". Direi che mi sembra un ottimo scenario, no? Abbiamo visto gli eccellenti risultati che ha portato il clickbait ai giornali e alla stessa idea di giornalismo: applichiamolo in maniera massiccia al mercato musicale e godiamoci i dividendi.
Commenti
Posta un commento