Il loro manifesto è "utilizzare meno parole e meno accordi possibile", hanno quell'estetica sfuggente da studenti d'arte che non capisci mai quanto ti stiano prendendo in giro e quanto ci credano davvero, e il loro primo singolo esordiva con molta modestia: "We’ve come to wreck your house and ruin your life, God sent us".
Sono i Moderate Rebels, quartetto londinese che aveva visto segnalato per la prima volta qualche settimana fa niente meno che da Fabio "The Tuesday Tapes" De Luca: direi che c'è da fidarsi. Il suo commento era stato «"recommended if you like" Pylon, The Raincoats», e dopo l'ascolto in loop del nuovo magnetico Proxy EP aggiungerei senza dubbio CAN e Spacemen 3.
Ma la cosa che ho trovato più esaltante, e che che mi ha fatto definitivamente innamorare di loro, è che dopo le prime tracce, dal carattere ostile e spigoloso, i Moderate Rebels sono capaci di tirare fuori da quei loro maglioni neri e musi lunghi un paio di pezzi pop grondanti quello struggimento proletario che mi fa tornare in mente certi rabbiosi Comet Gain. E quando mai ti capita che una band ti faccia tornare in mente i Comet Gain? Pare sia in arrivo un album entro fine anno, ho aspettative già parecchio alte, Moderate Rebels nome su cui puntare per il prossimo futuro.
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