Il primo pezzo è Suicide, il secondo Talking Heads. Come se James Murphy volesse stendere un piano cartesiano su cui proiettare il nuovo disco. Il primo pezzo è una canzone d'amore, insolitamente concisa, quasi evasiva per il verboso cantante newyorkese; il secondo è il consueto fiume in piena, e dentro travolge il suo interminabile monologo interiore ("Your head like a block / Stuffed with unwritten letters to some / Far away friends"), le sue amare analisi ("You can't be believed / And you cannot believe what you are told") e il bisogno di essere rassicurato ("You’re still a pushover for passionate people"). L'ultimo verso del primo pezzo si affaccia sul sotterraneo tema della morte che filtra da tante strofe di American Dream. Il secondo si conclude con l'assoluzione ricevuta da David Bowie in persona: "You're just a baby now / You should be uncomfortable". Amen.
Ma James Murphy è troppo bravo a disseminare punti e coordinate, a occupare per intero quel piano cartesiano, e al tempo stesso a tirarsi indietro, a dire che siamo invecchiati e che forse è troppo tardi. Un gesto che potrebbe essere quasi definito il marchio di fabbrica degli LCD Soundsystem. Un gesto che non smetterà mai di procurare interminabile piacere ai critici musicali, e che secondo Chris Richards sul Washington Post elegge Murphy a "Huey Lewis della nostra generazione": AH!
Più avanti nella scaletta puoi trovare le coordinate per qualunque icona venga considerata rilevante nell'universo Murphy: New Order, Liquid Liquid, Gang Of Four, Pere Ubu, Kraftwerk, chitarre acide e cosmiche, synth da film horror, dance e punk, aggiungi a piacere. Tutto si attraversa e tutto si custodisce nella musica e nella geometria degli LCD Sounsdystem. Beat squadrati e bassi poderosi che sorreggono la più plateale malinconia: "I used to dance alone on my own volition / I used to wait all night for the rock transmissions" (chi apprezzerà questa battuta è un cliente assicurato). E al tempo stesso, una drum machine che non potrebbe essere più minimale fa volare come niente archi e cori, e accende il sentimento più epico di tutto il disco: "You can't fight that feeling / That your one true love is just awaiting your big meeting".
L'ansia che mette in moto il nuovo album è l'ansia che spinge Murphy a dover trovare una ragione all'esistenza stessa dell'album, dopo lo scioglimento della band e la gloriosa uscita di scena del 2011 al Madison Square Garden. Ed è proprio da questa posizione nevrotica che scaturiscono le più scoperte confessioni di Murphy: "I've just got nothing left to say / I'm in no place to get it right / And I'm not dangerous now / The way I used to be once". Chiamalo, se vuoi, narcisismo. Ma è un narcisismo che sa trasformarsi ("you can change your mind!"), riciclarsi dentro un discorso fertile e niente affatto arido.
Per un paio di passaggi in cui Murphy rivela qualche prima senile debolezza moralista ("Oh good gracious / I sound like my mom"), abbiamo intere canzoni di magnifica e consolatoria affermazione, agitata e ostinata affermazione dell'autore di Losing My Edge, ancora qui, combattivo e vitale come non mai: "I'm a reminder / The hobbled veteran of the disc-shop inquisition / Set to parry the cocksure of mem-stick filth / With my own late era middle-aged ramblings". Sì sì, ramblings. Ma vengano pure, quei lontani "kids coming up from behind", oggi diventati "bullying children of the fabulous / raffling off limited-edition shoes", ci tradiscano pure gli amici di un tempo (l'impietosa How Do You Sleep per l'ex compare Tim Goldsworthy): James Murphy ha dimostrato di essere ancora in piedi, il lucido misantropo emotivo che amiamo, e magari non interesserà più a nessuno, o meglio: non sarà più cool trovarlo interessante come nel 2001, ma dentro American Dream la sua musica pesta forte e intelligente come sempre.
(mp3) LCD Soundsystem - Tonite
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