Lately I've been living like I'm so far away


the clientele - music for the age of miracles (2017)



Quando incontreremo la persona che, per una vita, abbiamo desiderato con tutto il cuore tornare a incontrare, e nonostante gli anni e le attese, nonostante quel nodo aspro poco sopra lo sterno e il vuoto poco sotto, e nonostante i discorsi che rotoleranno a dirotto nella testa, ci guarderemo negli occhi, il vento soffierà pigro un po’ di foglie, e non sapremo come dire.

Parleremo del tempo. Parleremo di questa sera d’ottobre che scende sul parco, del cielo che si fa viola e vetro, dello scirocco che addolcisce l’imbrunire. E parlando del tempo, il tempo a poco a poco svanirà. Così noi.

Le canzoni dei Clientele sono da sempre un’infinita raccolta di infinite modulazioni di discorsi sul tempo. Da questo punto di vista, i Clientele potrebbero essere considerati la quintessenza del gruppo british. Quel carattere british idealizzato, di altre vaghe epoche, fatto di buone maniere, cordiali abitudini, gusto raffinato e rigoroso, accurato disincanto e frugale ironia. Ma tra le righe di quei discorsi sul tempo, la poesia di Alasdair MacLean ha sempre lasciato filtrare riflessi d’altro: piccole scene palpitanti, istantanee di storie che non si potrebbero raccontare se non attraverso gesti misurati, vorrei dire affettuosi, carezze travestite di musica.

Everyone You Meet, per esempio, una delle più belle canzoni dentro questo il album Music For The Ages Of Miracles, si apre con un consueto sguardo al cielo, “Pleiades fall and Pleiades rise”, eppure dentro questa notte la voce si sente “blue, very blue” e nell’inquietudine non trova sonno. Finalmente, la domanda cruciale giunge nell’ultimo ritornello: “will I see you on Friday night?”.

Music For The Ages Of Miracles arriva dopo sette anni di silenzio per i Clientele ma, come hanno sottolineato tutti, è come se non fosse passato un solo giorno nel loro mondo. The Neighbour, la prima traccia del disco, su un attacco da Left Banke, esordisce così: "Evening’s hymn / Conjures the park / And now, out of the dark / In a dream I followed you home". Esiste qualcosa di più "Clientele"? Intatta la capacità di comporre acquerelli in forma di musica; intatto il dono di saper racchiudere in una canzone un paesaggio che da suburbano si scioglie nel sogno.

Londra, o meglio: il sentimento evocato da una sbiadita fotografia di Londra sembra essere la cornice invariabile di queste scene piene di tramonti autunnali, incontri nella foschia, fantasmi danzanti che ci sembrano familiari, strade in cui camminiamo senza parlare, conversazioni custodite dentro profondi abbracci. Arrangiamenti di fiati e archi scintillanti ma dolcissimi, di una scrupolosa eleganza quasi ipnotica, sempre trattenuti un attimo prima di spargersi nello sdolcinato (non a caso, i pochi paragoni nelle recensioni chiamano in causa lo stile impeccabile dei Tindersticks o gli incanti dei Felt).

La malinconia dei Clientele resta sempre lieve, in trasparenza, come quel sorriso che fai quando parli soltanto del tempo e di quest'aria d'ottobre con la persona che hai finalmente incontrato.



(mp3) The Clientele - Everyone You Met

Commenti