Don’t forget to say the things that you want to say to me

Pale Lights - The Stars Seemed Brighter


Where is the romance today?

Did we grow up would you say?

If we are lost

What did we lose?




Far uscire questo album un paio di settimane fa, in mezzo al subbuglio delle classifiche di fine anno, delle playlist di canzoni natalizie e delle cene aziendali, è stato un gesto abbastanza sconsiderato. E quei toni spenti della copertina dall'aria vintage, non si perderanno tra tutte queste luci colorate e addobbi chiassosi? La musica delicata dei Pale Lights meriterebbe maggiore attenzione, ma in fondo l'indiepop che amiamo ci ha abituato da tempo anche a certi gesti un po' autolesionisti e perdenti. E in ogni caso, una band che vede al suo interno componenti (o ex) di band del calibro di Comet Gain, Crystal Stilts, Cinema Red and Blue e Ladybug Transistor sembra fatta apposta per finire su questo blog, fosse anche il 25 dicembre e tutti nell'altra stanza fossero già seduti a tavola.

The Stars Seemed Brighter è il secondo lavoro sulla lunga distanza per la formazione newyorkese, ed è un disco al tempo stesso immediato e dalla confezione preziosa. Phil Sutton e i suoi compagni di ventura (tra i quali segnalo anche lo special guest Hamish Kilgour dei Clean) hanno messo a punto una scrittura ormai impeccabile, che si ispira a classici come Go-Betweens o Field Mice, e che a me ricorda tanto anche Lloyd Cole. Una musica che riesce a suonare elegante e frugale, quasi asciutta anche nei momenti più malinconici e morbidi. Raccontano storie fatte di nostalgie impossibili (Coming Up For Air), incontri che si confondono col sogno (You Were My Sweetheart) e inevitabili rimpianti (Mother Cries o The Army Game). Manca forse un po' di quieto conforto, una punta di dolcezza in più, ma quella la trovo nella musica, serena e sentimentale come sempre, dei Pale Lights.







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