A quanto pare Sam Croaker ha 16 anni. Difficile non andare a controllare almeno venti volte questa informazione mentre si ascoltano le 6 canzoni del suo EP di debutto, intitolato con lo stesso nome del suo progetto musicale, EchoWave. Pop psichedelico e soleggiato, confezionato con un'invidiabile competenza e una contagiosa allegria, che sembra arrivare da una radiolina sulla spiaggia degli Anni Settanta. EchoWave, com'è giusto che sia a quell'età, enumera tra le sue influenze un po' di tutto, dai Beatles ai Tame Impala, passando per Todd Rundgren, ma dimostra di avere le idee chiare e una scrittura duttile e ricca. L'EP, suonato e registrato interamente dal giovane Croaker, è pubblicato dalla label australiana Allsorts Records:
Ma voi lo sapevate che la Burger Records ha aperto una specie di filiale sudamericana? Io no, e mi sembra una mossa molto interessante e intelligente. La Burger Records Latam ha già pubblicato un paio di compilation piene di band a me sconosciute ma parecchio curiose e promettenti. Tra quelle che al primo ascolto mi hanno catturato, gli argentini Los 1995 (chissà se nel nome si nasconde qualche omaggio ai nostri Radio Dept.), autori di uno strano shoegaze a bassa fedeltà, a tratti scarno e introverso, altre volte più trascinante, e sempre molto seducente. Il loro primo EP Guernica è uscito il 31 dicembre e di queste sette tracce mi è piaciuto subito tutto, anche l'inconsueto cantato in spagnolo, malinconico e sfuggente.
I Jetstream Pony si potrebbero definire un supergruppo, se non fosse che questa qualificazione nell'indiepop mi suona sempre un po' sproporzionata. In ogni caso, la band che fa base a Brighton è composta da Beth Arzy (Trembling Blue Stars / Aberdeen) alla voce, Shaun Charman (The Wedding Present / The Popguns / The Fireworks) alla chitarra, Kerry Boettcher (Turbocat) al basso e Sara Boyle (Shelley Mack Band) alla batteria. Avevano già pubblicato un 7 pollici su Kleine Untergrund Schallplatten lo scorso settembre, e appena prima di Natale ci hanno regalato una cover di Charms Around Your Wrist delle Softies, che aggiunge un efficace tocco elettrico alla delicatezza della musica di Jen Sbragia e Rose Melberg.
I Lilac sono un quartetto di Stoccolma votato al più classico shoegaze Anni Novanta. Nel corso del 2017 hanno pubblicato due ottimi EP di 4 tracce che potremmo definire complementari. Il secondo, intitolato Slow Shapes, è uscito poco prima di Natale, e se nel marasma delle classifiche di fine è sfuggito anche a voi, vale la pena di tornarci su. Le atmosfere più sognanti e riverberate sono qui e là rafforzate da sfumature più jangling, come in questa Pale:
OK, questi Julie Cool hanno esordito dal vivo appena tre sere fa, a una festa di capodanno in una casa di Wilkens Avenue, nella loro città, Baltimora: ma il bello di Bandcamp è capitare per caso sul loro demo e trovarlo già bellissimo così, tra accenni sgraziati, suoni sbilanciati e spontanea poesia. Queste canzoni si reggono in piedi tra riverberi e ritmi indolenti, come un impossibile incrocio sperimentale tra Mac DeMarco e non so, mettiamo Wild Nothing, per il puro piacere di una vedere dove può arrivare questa musica, sentire come scintilla ancora. Non per niente si definiscono "glimmery dart-pop":
The King In Mirrors, da Swindon, UK, è una band che ruota intorno a Rich May e un cast variabile di musicisti. Fanno quell'indiepop che non potrebbe essere più inglese e classico di così: dai Bodines ai Razorcuts ai Wedding Present, i riferimenti più brillanti sono tutti lì. Il nuovo singolo Fall Into Place, super jangling e ottimista, anticipa un album in arrivo a marzo:
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