L'anno scorso ho partecipato al "Twenty Years Of Trouble", il weekend di concerti con cui l'etichetta Fortuna POP! ci diceva purtroppo addio. Tra i tanti momenti in cui non sapevi se ridere o se lasciare scendere due lacrime dagli occhi (per la riconoscenza, per la storia di quelle band, per la bellezza di rendersi conto di avere così tanti ricordi legati a tutte quelle canzoni), come per esempio il fenomenale concerto dei riformati Bearsuit in cui il set veniva trasformato in un Pronto Soccorso e il boss Sean Price arrivava svenuto in barella, o il gran finale della serata, in cui tutte le band insieme sul palco regalavano a Sean il classico orologio da "impiegato che va in pensione" (mentre David Feck lì accanto gridava "You bastard! Now who's going to release my records?"), c'era sempre un pensiero che continuava a tornarmi in mente: i Comet Gain suoneranno You Can Hide Your Love Forever oppure no? E in caso, questa volta quale maniera inventeranno per farla a pezzi?
Com'è ovvio, nella sgangherata storia dell'indiepop esistono molteplici "inni nazionali", tutti a loro modo rappresentativi di questa piccola scena. Ognuno di voi, quattro cardigan di seconda mano che ancora leggete questo blog, ne potrebbe suggerire tantissimi: da Fuck Me I'm Twee a I'm In Love With A Girl Who Doesn't Know I Exist, da Falling And Laughing a Maple Leaves, e così via. Anzi, l'indiepop è proprio un genere che in qualche modo vive, e trova ciclicamente nuova linfa, attraverso questi inni. Per quanto mi riguarda, in questo ipotetico "nastrone definitivo" un posto speciale dovrebbe averlo You Can Hide Your Love Forever: la storia perfetta per una canzone in bianco e nero, le chitarre slabbrate ma piene d'amore, la voce combattiva e il ritmo trascinante, eppure quel finale perdente che risolve tutto in una ostinata malinconia.
Quella sera non la suonarono. Un po' ci rimasi male, ma un po' gli fui anche grato, perché poteva sembrare che in qualche modo non volessero toccare il ricordo di quella canzone davvero unica. Era come se la Fortuna POP!, proprio come una delle tante storie dentro le canzoni indiepop dei suoi dischi, se ne andasse senza concederti fino in fondo quella soddisfazione che sarebbe stato così semplice afferrare.
Oggi, a oltre un anno di distanza dalla "chiusura definitiva" dell'etichetta, e dopo un paio di uscite postume, a sorpresa è arrivato un ultimo, lunghissimo addio, e un parziale risarcimento di quella notte londinese, in forma di 45 giri verde brillante. La conclusiva e tardiva uscita del Singles Club ha finalmente visto la luce, ed è una clamorosa cover di You Can Hide Your Love Forever realizzata collettivamente dai Fortuna POP! All-Star, anzi, per la precisione "a Band Aid-style cover version":
Over twenty bands contributed, with the music recorded by a crack band featuring Amos Memon of Fanfarlo (drums), Emma Kupa of Mammoth Penguins (bass), Laura Kovic of Tigercats (keys) and Paul Rains of Allo Darlin’, Ben Phillipson of Comet Gain and Sam Ayres of Flowers (all guitar) at Soup Studios in London. Mikey Collins of Allo Darlin’ then recorded percussion at Big Jelly studios in Ramsgate, and The Victorian Horns aka Gary Olson (trumpet) and Kyle Forrester (sax) of The Ladybug Transistor put down their brass parts at Gary’s Marlborough Farms Studio in New York.
Vocals were recorded in various studios and kitchens around the world, with Amelia Fletcher of Tender Trap, Daniel Ellis of Martha, Lan McArdle and Owen Williams of Joanna Gruesome, Adam Todd of The Spook School, Bill Botting and Elizabeth Morris of Allo Darlin’, Jeff Greene and Dan Greene of The Butterflies Of Love, Lisa Horton and Iain Ross of Bearsuit, Katherine Whitaker of Evans The Death, Silvi Wersing from Chorusgirl, Helen King of Shrag, Rachel Kenedy of Flowers, Pete Dale of Milky Wimpshake, Darren Hayman, Pete Astor and Simon Love all contributing. Giles Barrett at Soup Studios then made sense of it all and mixed the track.
Ho voluto ricopiare questa parte del comunicato così, per intero: è davvero un cast fuori del comune. Se You Can Hide... è un inno, questo elenco è la formazione di una nazionale leggendaria, in cui passato e presente si mescolano e si abbracciano. Un po' come succede sempre nelle canzoni indiepop più belle, quelle che ci fanno venire ancora gli occhi lucidi, anche nelle versioni più sgangherate, anche dopo tutti questi anni, proprio come questa:
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