Seguo ormai dalla primavera dell'anno scorso questi sorprendenti ragazzi che si dividono tra Roma e Londra, ma che in realtà sembrano provenire da qualche realtà parallela popolata soltanto di feste del liceo, fotografie istantanee e quegli amori irrevocabili dei vent'anni. Ladroga è una band che non puoi davvero inquadrare in nessuna scena: non fanno it-pop anche se cantano in italiano; raccontano storie adolescenziali ma non sono per nulla ingenui; tengono le chitarre sempre molto alte e molto sporche, ma l'indie rock non è la prima cosa a cui mi fanno pensare quando li ascolto. Io li ascolto e soprattutto sorrido, sorrido e mi sembra di ricordare tutto. Per esempio, in questa nuova, spudorata e magnifica Arty rubano tre accordi a Boys Don't Cry e poi si buttano a rotta di collo in una dichiarazione totale e temeraria, senza nemmeno la paura delle contraddizioni:
ti tenevo gli occhi addosso
tra la gente
mi scoppiava il cuore
che rabbia mi facevi che parlavi a quel coglione
e puntualmente quando ti voltavi verso me
guardavo altrove
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