Without You, una canzone quasi alla fine di From Paris With Love, il nuovo album degli Alpaca Sports, si apre rivolgendosi alla persona amata: "Ho bisogno di te per ricordarmi come sorridere / quando il cielo è grigio e mi sento solo". Poco dopo, il ritornello diventa ancora più esplicito: "Senza di te non saprei che fare". Chi ha qualche familiarità con l'adorabile duo svedese troverà questi versi del tutto consueti per lo stile delle loro dolcissime canzoni.
Già alla seconda strofa, però, appare chiaro che questa persona amata non c'è. La canzone si sta rivolgendo soltanto al ricordo di un amore, ed è uno di quei ricordi che, nonostante ci riempiano di rimpianti, in qualche modo ci servono per continuare a vivere. "Even though it hurts / I sing our song / Now the sun is so low / And the days have lost their glow". In questo caso, ed è una situazione ancora più eccezionale, ad avere bisogno di quel ricordo per andare avanti è letteralmente la stessa canzone: "dreaming of you and me is how I carry on / and that's why I keep singing this song".
In questi tre minuti, tra jangling guitars e spensierati coretti pa-pa-ra-pa, gli Alpaca Sports ci raccontano non soltano la fine agrodolce di una relazione sentimentale, ma anche qualcosa intorno alla natura dell'indiepop oggi. Se per un momento recuperiamo il contesto storico e culturale in cui questo piccolo genere musicale è nato e ha preso forma (un certo underground britannico a cavallo tra Settanta e Ottanta, una digressione nel racconto del post-punk), ridotto a una sua nuda essenza, l'idea dell'indiepop è anche questo. Un sentimento che ancora illumina il cuore, un momento di felicità, il ricordo di qualcosa che ci manca e fa soffrire, a cui però torniamo sempre per riuscire a cantare ancora. Se sostituiamo l'amore nelle canzoni con l'amore per questo suono e questa poesia, e soprattutto con i riferimenti ormai mitici dell'indiepop (proprio quelli che puntualmente tornano anche in tutte le recensioni degli Alpaca Sports), possiamo vedere in trasparenza il meccanismo di questa piccola musica che sfida ogni legge della fisica. Tra i suoi pochi fragili ingranaggi, l'indiepop continua sempre a rinascere, già obsoleto, anacronistico ma ingenuamente nuovo, in perenne oscillazione tra la felicità e la necessità di malinconia.
I giovani Alpaca Sports, con la loro musica lieve che ti sfiora appena, riescono a riassumere tutta questa tradizione (un mondo che nel tempo di un battimani va dalla Sarah ai Camera Obscura, passando per certi Acid House Kings e Club 8) con una leggerezza quasi istintiva. Per ogni "I know it's already too late" (come lamenta Nobody Cares But Me) è pronto un rassicurante "we don't have to say goodbye", offerto con molta semplicità da Summer Days.
Ma questa leggerezza non è sinonimo di trascuratezza, tutt'altro. From Paris With Love brilla per la cura della realizzazione. Merito anche dei collaboratori che gli Alpaca Sports hanno scelto anche per questo disco: gente come Gary Olson dei Ladybug Transistor, Lisle Mitnik dei Fireflies e Ian Catt, già produttore di Field Mice, Saint Etienne e Trembling Blue Stars, tra gli altri. Se aggiungiamo che il disco esce ancora una volta per la storica Elefant Records, una delle etichette che a suo modo ha tenuto alta la bandiera del twee in questi decenni, possiamo dire senza paura di esagerare che siamo di fronte a uno dei dischi indiepop più limpidi e puri di quest'anno.
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