Some Sort of Secret Sign - A Tribute to Sarah Records

Intervista a Esmeralda Vascellari (Lady Sometimes Records)




Some Sort of Secret Sign • A Tribute to Sarah Records



Una compilation tributo alla Sarah Records fatta in Italia e promossa da band italiane? Nel 2018? Esiste davvero? Ebbene sì: si intitola Some Sort of Secret Sign e l'hanno promossa Lady Sometimes Records e Gusville Dischi, in collaborazione con VDSS Recording Studio. Il sottotitolo addirittura recita "from the italian pop underground", che a qualcuno potrebbe anche sembrare una contraddizione in termini o una battuta anacronistica. Ma per me la notizia ha abbastanza dell'incredibile, e considerata anche l'ottima qualità del risultato, ho deciso di fare due domande a Esmeralda della Lady Sometimes per saperne un po' di più.





Cominciamo dall'inizio: ci racconti come è nato l'incontro tra Lady Sometimes e Gusville, e quali sono state le premesse che hanno fatto nascere l'idea di un tributo alla Sarah nel 2018? Avevate in mente qualche altra operazione simile? (penso al classico Tribute To The Smiths curato dalla Matinée Recordings, oppure - per restare in Italia - mi viene in mente la compilation tributo ai Belle & Sebastian che realizzò la Fooltribe una quindicina di anni fa…)



LADY SOMETIMES RECORDS

Ho conosciuto Tiziano di Gusville in occasione del release di BLAZE dei Paisley Reich; lui ed Edoardo Biscossi da qualche anno portano avanti un duo lo-fi (che suona un po' come se i Queers facessero le cover dei Beach Boys, inutile dire che li adoro!) chiamato Real Beauties.

Poi la vita ci ha portato a frequentarci parecchio, abbiamo vedute simili su come gestire un'etichetta, sul non cedere a compromessi e abbiamo entrambi un background da fanzinari e DIYers. Inoltre lui è di Aprilia, una cittadina tra Roma e Latina dove a parte un centro commerciale non c'è nulla, e dove misteriosamente si è creata però una micro-scena indiepop, legata alla sua etichetta e ad amici che gravitano attorno (vedi i Black Tail). Non ne parla nessuno, ma in realtà nella provincia laziale c'è un bel fermento, non saremo Manchester, Brighton o L.A., ma le idee e la gente ci sono. Ed è da qui che è partita l'idea del tributo. Un'idea tutta Gusville in realtà, che nel 2013 aveva già realizzato un Tributo a Calcutta sempre con band dell'agro pontino.

Io da parte mia ho abbracciato la proposta immediatamente, sia da grande amante delle cover più che dei "tribute albums", che da compilatrice ossessiva; ho una specie di mania per tutto ciò che è rielaborazione di un suono 'altro' – anzi direi che la mia ossessione sono le band indie che rifanno pezzacci mainstream pop in versione super lo-fi (tipo questo)!

Quindi abbiamo preso tutte le band amiche disponibili e ci siamo messi all'opera, in un progetto che ha come intento il far ri-scoprire l'epopea di una label piccola e di culto che aveva preso la sua posizione ben precisa nei confronti di un mercato accentratore ed omologato. Ugualmente, mi piacerebbe che chi approccia la tribute potesse anche incuriosirsi ed ascoltare il materiale inedito delle band coinvolte, il quale secondo me rispecchia molto i parametri provinciali e underground in cui credeva la Sarah Records.



Una curiosità: come avete scelto quel verso come titolo della raccolta?


Some Sort of Secret Sign • A Tribute to Sarah Records

Il verso l'ho scelto io, è tratto da Boys Don't Matter di Blueboy. Credo sia la mia canzone preferita in assoluto, non solo Sarah, ma diciamo tra le 10 della vita. È un piccolo compendio di psicologia relazionale, in cui mi rispecchio molto: c'è quell'equilibrio precario tra la perseveranza nell'attendere qualcuno/qualcosa per sempre e anche la spinta ad andare oltre la propria timidezza mettendosi alla prova costantemente. Il punto in cui dice «Carol, I will wait forever for some sort of secret sign, maybe in a year tomorrow your lips will discover mine» è una vetta di romanticismo esistenziale.

Con gli anni ho imparato che i gusti musicali molto spesso vanno di pari passo con i tratti caratteriali, la capacità di commuoversi ed empatizzare con determinate parole e suoni dimostra (più o meno esplicitamente) una sensibilità acuita o almeno un'attenzione per certe increspature dell'animo che non è scontato siano visibili a chiunque. Questo è ciò che intendo con una sorta di segno segreto, un marchio a fuoco emotivo o una forma mentis razionale che in ogni caso accomuna chi ascolta la stessa musica. Non è una scienza perfetta, ma ho avuto molte conferme a riguardo e mi piace pensare che con la Sarah sia proprio così, che "all those evenings running home in tears" li abbiamo passati tutti, allo stesso modo, ascoltando le stesse canzoni.

Mi fa sentire un po' meno sola pensarlo.



La copia fisica della compilation contiene in allegato una fanzine: immagino che parte del sentimento che descrivi e che tutti, in qualche modo, conosciamo bene sia finito almeno in parte anche in quelle pagine.


Some Sort of Secret Sign • A Tribute to Sarah Records

È una raccolta di mini-racconti, dove alcuni di noi parlano della propria esperienza personale con l'etichetta, di come ne siamo venuti a conoscenza o di qualche scena che ci è rimasta impressa in mente. Sono felice che abbiano partecipato anche Francesco Amoroso e Francesco Giordani, due giornalisti che onestamente stimo molto e che ho sempre seguito con grande interesse.

Con loro abbiamo anche organizzato un'anteprima su invito, poiché da qualche mese la domenica ospito un club per ascoltatori compulsivi nel salotto di casa: ognuno di noi ha portato una foto scattata tra il 1987 e il 1995 più un disco preferito e le narrazioni di tutti sono state bellissime, molto vivide e meno nostalgiche di quanto pensassi.



Comporre e decidere la scaletta ha richiesto molto tempo? Ci sono state band che volevano suonare la stessa cover?

In totale ci abbiamo messo un anno! Tra progettare, sentire le band, stampare e impacchettare tutto. Alcuni già sapevano cosa registrare, altri no e in alcuni casi ho consigliato io qualche brano che poteva essere nel mood per l'artista. Per fortuna non abbiamo avuto doppioni, ognuno ha la sua personalità e la scelta è ricaduta su brani differenti!



Mi sembra che tutte le cover riescano a essere rispettose degli originali riuscendo ad aggiungere qualcosa di loro: ci puoi introdurre le band e raccontare un tuo breve track-by-track della raccolta?


GUSVILLE DISCHI

Dunque, andando per ordine: Ladroga – che tu già conosci – sono da sempre grandissimi fan di Heavenly, non mi stupisce abbiano scelto una canzone tra le più rappresentative di come l'indiepop effervescente possa fondersi ad un testo pungente, è davvero molto nelle loro corde.

Black Tail, paladini dell'indie folk di Aprilia, con Sunflower hanno tirato fuori il loro lato più dolce e jangle. Dull Company Myself, moniker post-punk di Matteo Ferrante, è l'episodio più dark: non ha caso ha scelto i The Wake, la band di Glasgow in cui militava anche Bobby Gillespie, prima di passare ai J&MC e più tardi fondare i Primal Scream. Tirrenian, con l'aiuto de Le Tute è stato l'unico ad avere il coraggio di re-interpretare Pristine Christine, il primo singolo uscito su Sarah, secondo me in una chiave tra il dreamy e la vaporwave, davvero incredibile! I Real Beauties hanno dato un animo punk all'evergreen degli Another Sunny Day, mentre la dolcezza di Valentina in Emma's House, altro classicone Sarah, ha sicuramente smussato gli spigoli dei Chilly Willies.

True Sleeper, il nuovo progetto di Marco Barzetti fka Weird, ha tirato fuori un capolavoro spesso ingiustamente dimenticato degli incredibili Gentle Despite, è il brano più struggente e shoegaze della compilation. Dulcis in fundo Salah El Din, già celebre per gli Sweat e i Love The Unicorn, chiude con la delicatezza autunnale di In Gunnersbury Park, una lullaby intimista per sola chitarra e voce.



Immagino che, avendo un'etichetta indipendente, riceverai parecchie proposte di nuove band e demo ogni giorno: dal tuo punto di osservazione, l'approccio politico ed estetico della Sarah Records ha ancora qualche influenza o rilevanza per chi fa musica oggi?

Le proposte non mancano è vero, anche se spesso sono di band estere (quando pubblico solo musica italiana) o di generi a me distanti (soprattutto di band italiane). Detto questo, la maggioranza delle band cerca più un hub di servizi vari, che un'etichetta vera e propria, almeno per come io intendo questa entità metafisica che produce dischi. Ovviamente è utopico pensare di gestire un'etichetta nel 2018 come poteva essere la Sarah nel 1988, ma la mia sensazione è che non sia solo una questione di mezzi o supporti, quanto di approccio generale. Si bada più alle vendite che ai contenuti, sempre meno alle persone, soprattutto in termini di originalità e di libertà creativa.

Non credo che Clare e Matt fossero due visionari anti-commerciali, avevano però la fierezza (che dovrebbe essere tipica dei giovanissimi) di chi vuole affermare le proprie idee senza mezzi termini, andando anche contro il mercato all'occorrenza. Non è un caso se twee, shoegaze, paisley fossero tutti termini nati in partenza come dispregiativi, sbandierati poi con coraggio pure di sentirsi diversi. Ecco, a dirla tutta, ciò che mi stupisce è che la maggioranza delle band attuali cerchi a tutti i costi di apparire diversa, ma non di esserlo dal momento che nella pochezza dei contenuti e delle immagini è totalmente conforme a ciò che richiede il pubblico medio.

Mi pare anzi che ciò che differisce dalla norma venga vissuto con indifferenza più per paura che per una reale posizione critica e, forse, anche per questo, buona parte dei demo che mi arrivano non riesco a prenderli nemmeno troppo sul serio, e non tanto perché non siano adatti a me, quanto perché io non sono di sicuro la persona giusta per certe band. Per fortuna ci sono anche delle eccezioni e spero che la compilation lo dimostri e che nel suo piccolo, possa ispirare qualsiasi teenager che in cuor suo non si sente rappresentato da ciò che lo circonda.

Sappi che c'è un mondo (musicale e non) pieno di scoperte che attende solo te!














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