Handmade Festival 2019!





C'è un piccolo festival in mezzo alla provincia dove vado ogni anno da quando se lo inventarono alcuni amici. Ricordo la prima mail con la battuta "un posto spettacolare a metà strada fra Austin, Berlino e la Bassa!": era un mezzo inside joke, ma alla fine è diventato un modo di dire, e mi ci sono affezionato. Sono passati tredici anni e l'entusiasmo, l'hype, LA FOTTA che ogni volta senti e leggi in giro è come quella della prima edizione. All'Handmade torno sempre perché è uno dei festival che meglio rappresenta lo spirito che cerco nella musica, e sotto quell'argine trovo un po' tutto quello che mi piace trovare in un evento musicale. La dodicesima edizione è domani (ma stasera c'è una ricca preview): ci si vede a banco!



PS: non sto nemmeno a ricordarvi che l'Handamde Festival (tre palchi, di cui uno curato da Musica Nelle Valli, venticinque band, area mercatino vintage, un sacco di djset!) è ancora a ingresso graituito / up-to-you: supportatelo!




Suoneranno (in ordine alfabetico): 



72-Hour Post Fight

C’è il sax, quindi deve essere jazz. Ci sono tappeti di synth, quindi deve essere elettronica. Ci sono fragorosi crescendo e poi pause sospese, quindi deve essere post-rock... O forse niente di tutto ciò? “Noi non volevamo fare un disco 'strano', volevamo fare musica insieme. Non definiamo dove va la nostra musica, non definiamo una bolla. Abbiamo la possibilità di condividere, di far arrivare la musica ad ogni livello, sarebbe stupido chiudersi".

(mp3) 72-Hour Post Fight - Loiter



Antares

Tra le più remote colline marchigiane, si cela uno dei segreti meglio custoditi (pure troppo) del rock underground italiano: gli Antares, con lo sguardo verso stelle lontane, il furgone sempre in giro per l’Europa e gli ampli costantemente a palla. È tempo che questo segreto venga svelato, e che anche le genti della pianura si lancino in danze sfrenate, ebbre del più sfrontato garage punk.







Black Lips (USA)

Sono in giro dal 2000 e con i ritmi dell’indie rock del ventunesimo secolo a volte forse tendi a dare per scontata la potenza devastante dei Black Lips. Però pensa a quante volte hai detto “quella band fa garage alla Black Lips” oppure “è un disco divertente, mi ricorda un po’ il tiro dei Black Lips”. La band di Atlanta è praticamente diventata un’unità di misura e ha settato un nuovo standard. Meglio rinfrescarsi la memoria tornando a vederli dal vivo, meglio ancora con questa data unica in Italia!







Blak Saagan

“A Personal Voyage”, il debutto di Blak Saagan pubblicato da Maple Death Records, è un’esplorazione delle strutture celesti ispirata al lavoro del cosmologo e divulgatore scientifico Carl Sagan. Notti insonni, un Farfisa Vip 202 R, una drum machine Roland TR-606 e un Siel Orchestra: un viaggio personale e mentale, profondo e totalmente avvolgente, che rimanda alla musica ambient e ai maestri italiani come Alessandroni, Macchi e Umiliani, con la guida di un beat pulsante e kraftwerkiano.







Bob Corn

La sua chitarra, la sua voce, la sua barba e la sua bottiglia, lì accanto alla sedia: dalla poetica del "Sad Punk & Pasta For Breakfast" al nuovo disco “Song On The Line”, quasi vent’anni di resistenza, strade, sorrisi, treni, piedi che tengono il tempo e rock’n’roll. Ma un bel po’!







Des Moines

Simone Romei, da Reggio Emilia, in arte Des Moines suona quel folk che profuma di erba tagliata di fresco, tutto in punta di dita e parole incise nel legno. Le sue canzoni sono strade di montagna immerse nel sole.







Diaframma

Venti album alle spalle, senza contare singoli, live, raccolte e ristampe; un nome che attraversa quattro decenni della musica italiana e continua a esercitare un’influenza evidente ancora oggi. Federico Fiumani con i suoi Diaframma è uno di quegli autori che, generazione dopo generazione, non smettono mai di stupire. All’Handmade porterà il suo nuovo lavoro “L’abisso”, una delle sue prove più lucide degli ultimi anni.







Drab Majesty (USA)

A luglio uscirà il terzo album di Drab Majesty, “Modern Mirror”, la sua opera più ambiziosa finora, il disco in cui le influenze di suoni New Order e Cure si mescolano con un personale discorso sul mito greco. L’album, infatti, è stato composto ad Atene, dove il musicista californiano si era ritirato dopo gli ultimi tour. Accanto a questo, Drab Majesty continua la sua riflessione su tecnologia, scenari fantascientifici e la possibilità di un romanticismo moderno. Un artista che affascina e seduce e che dal vivo riesce a dare il meglio di sé.







Espada

Tra country scheletrico e folk onirico, tra Vecchio Continente e Nuova Frontiera, tra malinconia e diffidenza, gli Espada suonano come se passato e presente si confondessero in un flusso di coscienza dai contorni sfuggenti. Gli Espada sono un quintetto fondato da Giacomo Gigli che fa base in Umbria e ha pubblicato un paio d’anni fa l’ottimo “Love Storm” per Black Vagina Records.







Eugenia Post Meridiem

In attesa dell’album d’esordio “In Her Bones”, in arrivo per Factory Flaws, godiamoci il live incandescente ed estatico di questo quartetto da Genova, capace di tenere assieme, con una naturalezza non comune, influenze indie rock, soul e psichedelia. L’emozionante voce di Eugenia Fera e la sua scrittura multiforme inseguono quel “senso di eternità, dove tutto si ferma”, e là ci trasportano.







GANF

Il nuovo inguaribile crampo di Roma est, con membri di Hallelujah, Dispo, Metro Crowd e Delay Lama!



Ginevra

Beat caldi che si dilatano come se fiorissero quando la voce li sfiora, una voce che sussurra, qualche scintilla dal pianoforte, un’eco. Prova tu a tradurre “soulful” in italiano per spiegare questa musica: non troverai niente che regga il confronto con le canzoni di Ginevra. Devi solo lasciarti emozionare.







Grip Casino

Se Daniel Johnston fosse di Roma farebbe dischi insieme ad Antonio Giannantonio, aka Grip Casino. Folk lo-fi sperimentale che non smette di sprigionare poesia grezza dai suoni più scardinati. L’ultima impresa è un disco di cover di un disco di cover: la rilettura di “The King & Eye” dei Residents che a loro volta rileggevano Elvis Presley!







Hater (SWE)

“The perfect soundtrack for that summer romance and the inevitable break up. Heartbreak has never sounded so sweet!”: non è facile mostrarsi all’altezza di uno slogan del genere, ma tra dolcezze alla Concretes e inquietudini Alvvays, le scintillanti chitarre degli svedesi Hater centrano l’obiettivo (e il nostro cuore) con una naturalezza disarmante. Il quartetto di Malmö torna a presentare l’ultimo, doppio e magnifico album “Siesta”, pubblicato da Fire Records.







Kawamura Gun

Giapponese trapiantato a Roma, artista poliedrico, Kawamura Gun quando si dedica alla musica riesce a creare un mondo originale e bizzarro, in cui divagazioni Syd Barrett abbracciano geometrie spigolose Deerhoof, fino a quando non compaiono piccole canzoni che non sai se interpretare come sigle di cartoni animati allucinati provenienti dal futuro.







M!R!M (UK)

La musica di Jacopo Bertelli, italiano di base a Londra, meglio noto come M!R!M, scorre in un’atmosfera dark wave sognante, a volte malinconica e a volte più lieve. Paesaggi fatti di synth analogici, vintage drum machine e cieli notturni ma multicolori a perdita d’occhio.







Negative Gears (AU)

Da Sydney, post-punk cupo e abrasivo, che macina rabbia e rancore senza guardarsi indietro. Il loro debutto, uscito a inizio anno su Static Shock e Disinfect Records, si salva dalla disperazione più profonda grazie a melodie laceranti e a una tensione continua dalla forza impressionante.







Sean Nicholas Savage (CAN)

Pop sintetico talmente Eighties e filologico che puoi credere si tratti di qualche cantautore di quel decennio riscoperto soltanto oggi. Il canadese Sean Nicholas Savage è arrivato al traguardo dei tredici album, cambiando pelle innumerevoli volte nella sua lunga carriera, ma la grazia della sua voce, i suoi drammatici falsetti e le sue melodie carezzevoli, restano di una bellezza inconfondibile.







Servant Songs

Servant Songs è il nuovo e sorprendente progetto solista di Nicola Ferloni (già nei Pueblo People e negli His Electro Blue Voice). Il suo tenace album di debutto, “Life Without War”, registrato insieme a Marco “Halfalib” Giudici, si ispira alla musica più potente di Will Oldham, Jason Molina e di altre voci ben salde, ancora più necessarie in questi tempi traballanti.







Tacobellas

Valentina Gallini e Greta Lodi, chitarra e batteria dalla provincia nebbiosa di Modena, si presentano come “delle Bikini Kill con il poster di Donatella Rettore in camera”, ma in realtà sanno essere molto più crudeli di così. Il loro debutto “Total 90” esce per La Barberia Records, Fooltribe Dischi e Koe Records.







The She’s (USA)

Sami, Hannah, Eva e Sinclair saranno il vostro prossimo "Local Favorite All Female Garage Rock Quartet": è deciso. E questo, nonostante le musiciste di San Francisco si divertano a giocare con i cliché del rock, e dal vivo, come su disco, faranno di tutto per spiazzarvi e confondervi. Del resto, l’ultimo album delle She’s – carico di atmosfere à la Bredeers – era stato supervisionato da Merrill Garbus, meglio nota come TuneYards, che di suoni eccentrici se ne intende.







Tim Koh (USA)

Da Los Angeles via Amsterdam, Tim Koh lo conosciamo già come bassista di Ariel Pink e Chris Cohen, nonché come raffinato curatore di “Kokonut Trip” sulla webradio di culto NTS: sul palco dell’Handmade porterà il suo eclettismo, il suo infinito gusto, il suo stupefacente caleidoscopio pop.



Whimm (CAN)

È come perdersi nella tua città di notte: le strade sembrano familiari, sei quasi sicuro che la prossima svolta sarà quella giusta, eppure in qualche modo il buio non ti lascia mai raggiungere casa. Così nelle canzoni degli Whimm, le strutture sembrano quelle consuete di un certo post-punk tenebroso, ma c’è sempre un elemento imprevedibile che si nasconde tra le ombre della band di Toronto, qualche dinamica imprevista che continua a lasciarti prigioniero della loro musica.







World Brain (DE)

World Brain è il progetto di Lucas Ufo, già componente dei Fenster (Morr Music). La musica di World Brain è un tributo alla tecnologia, pieno di ottimismo e al tempo stesso disincantato. Le canzoni del suo ultimo album “Peer To Peer” sembrano fatte di gomma lucida e Wi-Fi, traboccano utopie vicinissime, qualcosa che appena ieri poteva ancora succedere, prima che sbagliassimo uscita in una delle ultime autostrade informatiche ancora aperte.







Yonic South

“Un garage sporco ai livelli di una strada francese”: in questa maniera molto schietta definiscono la loro musica gli Yonic South, trio composto da membri di Bee Bee Sea e Miss Chain & the Broken Heels, e noi siamo ben lieti di confermarlo. “Wild Cobs” è il loro EP di debutto uscito per Tempesta International: un B-movie anni ‘50 con disastri nucleari, spietate pannocchie giganti dalla forma umana, loschi complotti e parecchio rock, parecchio selvaggio.









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