Red eyes like a teenager


PETITE LEAGUE - RATTLER



Arrivati alla soglia del quarto album, è abbastanza sorprendente come i Petite League non abbiano  perso il dono di riuscire a raccontare l'esuberanza adolescente, l'infaticabile corsa incontro a un'estate che sembra non finire mai, le passioni incondizionate che bruciano assolute e poi svaniscono in un lampo. Anzi, penso si possa dire con una certa sicurezza che, da questo punto di vista, l'ultimo Rattler è il loro lavoro migliore, più completo e più intenso. Queste dieci canzoni mettono a fuoco quel sentimento di cuore che trabocca, la consapevolezza delle inevitabili ferite e l'ostinazione nel non smettere mai di sperare, con una nitidezza se possibile ancora maggiore. La tracklist di Rattler sembra non conoscere quasi un attimo di riposo (se non per il giro di boa della ballata Infinite Fields), e si precipita a rotta di collo all'inseguimento di ogni raggio di sole che bacia la città, di ogni vittoria ancora da conquistare, di ogni ragazza da amare, da sognare o soltanto da ricordare.

Un paio di versi del singolo Sweetener sembrano racchiudere tutta questa poetica: "Old scratches on my knees remind me of you / And I’m hoping they’ll remind me of you". La scrittura di Lorenzo Gillis Cook è piena di ricordi che fanno male e sanguinano, ma ciò che dentro di noi soffre ci aiuta a conservare vivi i ricordi, che è proprio quello a cui sembrano tendere tutte queste canzoni. "I got a broken heart, you can’t break it" rincara la dose la spavalda title track in apertura, mentre le chitarre rotolano sempre un po' Strokes e un po' Cloud Nothings (anche se la più lunga influenza di questo indie rock sanguigno e diretto mi pare si possa rintracciare nei Replecements).

Cook ha dichiarato che "Rattler is a record about self-care and self-destruction. [...] it's about falling in love with someone so terrifying it's exciting and leaving it because life is all too exciting and terrifying". E tra questi contrasti di eccitazione e terrore, tra le contraddizioni dell'amore inseguito e poi ripudiato ("I don’t want to love anymore / I don’t want to hurt anymore"), tra le grandi verità che a vent'anni crediamo di scoprire per primi, i Petite League continuano a far nascere nella maniera più spontanea la loro musica travolgente. Mi auguro che l'estate da quelle parti duri ancora tantissimo.







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