Una chitarra suona piano davanti alla finestra mentre il pomeriggio si spegne a poco a poco. La voce che canta in un falsetto leggero sussurra parole di commiato: "So long to the city I understand / never owed no one nothing". Ma, passate le lacrime come passa questo vento freddo dall'Atlantico, non rimane davvero tristezza dentro le strofe: la città lascia che tu l'attraversi, lascia che tu creda di averla solo per te per un momento, e sa che arriverà la stagione in cui guarderai altrove. "I've been searchin' for somethin' more / For too many years now".
Parkside è un piccolo EP di cinque canzoni scritte da Hank Midnight prima di abbandonare New York, chiudere una casa e voltare pagina nella propria vita. L'atmosfera sospesa di certe canzoni, che racchiudono silenzi eloquenti, restituisce bene la sensazione di questo passaggio. Nella scrittura di Hank Midnight è stata già notata una certa influenza di Van Morrison, ma io aggiungerei anche che si possono riconoscere anche sfumature del più vicino M Ward.
«Parkside is a farewell record to New York and to the period of my life which I spent there. I wrote these songs while living in an apartment on Parkside Avenue in Brooklyn, and I recorded them while moving out: as the place got emptier, the songs began to come alive». In qualche modo, si instaura una corrispondenza tra il vuoto della casa e gli spazi larghi di certi arrangiamenti, a volte appena accennati, come le percussioni che emergono soltanto alla fine di Nothing o i synth di Late Night Drive. La voce del cantautore del New Jersey rimane avvolta tra gli echi, ed è come se facessero da cornice alla solitudine di quell'istante prima del crepuscolo. Un nuovo amore, fuori da quella porta, però lo aspetta. Il nostro punto di vista rimane all'interno della casa, a guardare quella danza partita dalla cucina e arrivata giù in strada: chissà dove arriveranno. "Let's write a song to the clinking of glasses".
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