I hope you’re warmer to the ones that you love





Ogni volta che si parla dei Jetstream Pony è praticamente inevitabile usare il termine "supergruppo" e spendere un paio di righe per fare un piccolo riepilogo dei componenti della band: la cantante Beth Arzy (già nei Trembling Blue Stars, Aberdeen, Luxembourg Signal...) e il chitarrista Shaun Charman (che ha militato in formazioni come Wedding Present e Popguns) si sono conosciuti collaborando nei Fireworks. Hanno dato vita al progetto Jetstream Pony e dopo un paio di singoli hanno reso stabile la formazione aggiungendo Kerry Boettcher al basso (dai Turbocat) e ora il nuovo batterista Hannes Müller (già nei chiacchierati The BV’s). Insomma, una squadra di musicisti esperti e di tutto rispetto che quando si mette a suonare indiepop e shoegaze conosce bene la materia che sta trattando.

Esistono gruppi nati per sovvertire regole e schemi, ed esistono altri gruppi che, invece, sembrano essere l'emanazione naturale di una particolare scena, una specie di sintesi spontanea e in qualche modo attesa. Insomma, non è un caso se qui sopra ho messo una foto dei Jetstream Pony in concerto nella chiesetta di legno dell'Indietracks Festival. Chi lo ha frequentato anche solo una volta potrà capire il senso di appartenenza che quell'evento è capace di trasmettere al piccolo e sparpagliato mondo indiepop. La musica dei Jetstream Pony (insieme alla loro storia) riesce a condensare tutto questo sentimento in forma di canzoni, e ad aggiungere anche qualcosa di più. 
Ascoltando il loro primo e atteso album, da poco uscito per Kleine Untergrund Schallplatten (EU) e Shelflife Records (USA), si avverte una profondità nuova nella scrittura della band di Brighton: rispetto ai singoli fino a qui conosciuti, il suono si carica di tensione e al tempo stesso si fa più malinconico e rilassato. L'apertura luminosa di It's Fine sembra annunciare un mood molto disteso per l'album, e a volte le canzoni si aprono ad atmosfere dreamy (vedi Worthless o Trapped In Amber), ma il loro jangle pop riesce a colorarsi di sfumature più cupe, come in Half An Idea o The Very Eyes Of The Night, le tracce più vicine a territori post-punk. Una delle mie preferite in scaletta è senza dubbio Outiside, che mostra quanto i Jetstream Pony riescano a essere trascinanti.

Se qualcuno sentiva ancora il bisogno di qualche ulteriore conferma per riconoscere e apprezzare il posto di tutto rispetto che la band britannica si sta ritagliando nel presente dell'indiepop, in questo album le potrà trovare davvero tutte.






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