La prime parole che pronuncia Valentina Giani a proprosito di My Heart Is A Jungle, il primo disco degli Skelets On Me dai tempi di They Come / They Go del 2017, sono perentorie: “meno chitarre e più Juno”. Ha ragione: in questa nuova uscita, il cambio di suono verso sintetizzatori ed elettronica è sorprendente.
“Io e Francesco Puccinelli abbiamo scritto le prime parti delle canzoni a distanza, vivendo ora in città diverse. Poi ci siamo trovati a Praga e ci siamo chiusi in sala prove, e sono venuti
fuori quattro pezzi in quattro giorni! Avevamo già deciso di usare pads Roland invece della batteria acustica, e parti di synth come strumento principale invece delle chitarre. Poi
abbiamo portato tutto a Vienna, per registrare insieme a Rene Mühlberger, e anche in questo caso il lavoro è stato parecchio diverso rispetto a quello a cui eravamo abituati. Con la sua esperienza ci ha insegnato un sacco di cose e ci ha aiutato a ottenere questo suono che ci piace tanto. Lui è un artista e produttore che collabora con varie band conosciute in
Germania ed Austria (Clueso, Pressyes, Velojet), è pieno di entusiasmo nello sperimentare sempre nuove soluzioni, registrare le ritmiche su nastro, trovare il synth vintage giusto e persino spingerci a riarrangiare completamente alcune nostre parti”.
“Io e Francesco Puccinelli abbiamo scritto le prime parti delle canzoni a distanza, vivendo ora in città diverse. Poi ci siamo trovati a Praga e ci siamo chiusi in sala prove, e sono venuti
fuori quattro pezzi in quattro giorni! Avevamo già deciso di usare pads Roland invece della batteria acustica, e parti di synth come strumento principale invece delle chitarre. Poi
abbiamo portato tutto a Vienna, per registrare insieme a Rene Mühlberger, e anche in questo caso il lavoro è stato parecchio diverso rispetto a quello a cui eravamo abituati. Con la sua esperienza ci ha insegnato un sacco di cose e ci ha aiutato a ottenere questo suono che ci piace tanto. Lui è un artista e produttore che collabora con varie band conosciute in
Germania ed Austria (Clueso, Pressyes, Velojet), è pieno di entusiasmo nello sperimentare sempre nuove soluzioni, registrare le ritmiche su nastro, trovare il synth vintage giusto e persino spingerci a riarrangiare completamente alcune nostre parti”.
My Heart Is A Jungle riflette questo nuovo approccio degli Skelets On Me alla musica, più spontaneo e orientato al ritmo, con sonorità più morbide e sinuose, sfumature più ipnotiche. Forse, come racconta la stessa band, c’entrano anche i dischi ascoltati nel periodo in cui queste canzoni sono state scritte, da Arular di M.I.A ad Anima Latina di Lucio Battisti, da True di Solange Knowles a Freedom di Amen Dunes. “Volevamo delle canzoni con cui ballare e divertirci!”, e questo EP risponde perfettamente al desiderio degli Skelets On Me. E forse non è una coincidenza che We Were Never Being Boring pubblichi questo disco proprio all'inizio dell’estate!
Anche i temi raccontati nelle canzoni, in un certo senso, restano in secondo piano rispetto al puro suono. “Al contrario delle altre volte in cui abbiamo registrato, per questo disco i testi sono venuti dopo la musica. Prima avevo sempre una chiara idea di quello di cui volevo scrivere, invece le parole di My Heart Is A Jungle riflettono un po’ lo spirito e il
divertimento che ci hanno accompagnato in studio. Sono uscite spontaneamente, riflettono una necessità di ritrovarsi, un sentimento che per me è molto positivo”.
divertimento che ci hanno accompagnato in studio. Sono uscite spontaneamente, riflettono una necessità di ritrovarsi, un sentimento che per me è molto positivo”.
“My heart is a jungle / quite a lot to handle / I’ll make sure / to keep you inside”, recita la strofa cui si apre l’EP, e in qualche modo racchiude già tutte le tensioni e i movimenti di queste nuove canzoni. Si avverte il desiderio di ristabilire un contatto, anche quando i sentimenti e le sensazioni sono confuse e contrastanti: “a volte sento la necessità di
mettere ordine in questo caos. Altre volte penso anche che le cose ci sembrano più complicate di quello che sono per davvero. Alla fine, mi ritrovo sempre davanti allo stesso dilemma: ho veramente bisogno di organizzare razionalmente quello che ci passa per il cuore, oppure è nella confusione che trovo il modo di spingermi più in là, di andare avanti?”.
mettere ordine in questo caos. Altre volte penso anche che le cose ci sembrano più complicate di quello che sono per davvero. Alla fine, mi ritrovo sempre davanti allo stesso dilemma: ho veramente bisogno di organizzare razionalmente quello che ci passa per il cuore, oppure è nella confusione che trovo il modo di spingermi più in là, di andare avanti?”.
Domanda che si riflette anche nei rapporti con gli altri: “Do you want to know everything about me / or are you afraid to get disappointed?” chiede in maniera molto diretta Voices. Questa schiettezza “rappresenta una sorta di promemoria: da una parte è un invito a tenere viva la voglia di conoscere e ascoltare gli altri senza paletti e pregiudizi,
una delle cose che mi piace di più in assoluto, anche se una delle più difficili. Dall'altra, è un interrogativo che rivolgo sempre anche a me stessa”.
Forse il cuore è davvero una giungla, ma di sicuro quest'estate attraversarla in compagnia di queste canzoni sarà molto più divertente.
una delle cose che mi piace di più in assoluto, anche se una delle più difficili. Dall'altra, è un interrogativo che rivolgo sempre anche a me stessa”.
Forse il cuore è davvero una giungla, ma di sicuro quest'estate attraversarla in compagnia di queste canzoni sarà molto più divertente.
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