Dopo un paio di EP che avevano già fatto esplodere il proverbiale hype della stampa inglese, arriva Deep Down Happy, il debutto sulla lunga distanza (e su etichetta major) degli Sports Team, una delle nuove band meglio equipaggiate per tenere alta la bandiera dell'indie rock britannico. Infatti, sin dai caotici e a questo punto già leggendari concerti degli esordi, la migliore qualità della formazione originaria di Cambridge è sempre stata quella di mescolare un carattere squisitamente brit-pop con un'arroganza più statunitense, aggiornando e irrobustendo il suono delle chitarre alla lezione di un certo post-punk più contemporaneo: giusto per dare un'idea, immaginate i Pulp che si cimentano in una improbabile cover dei Parquet Courts.
Un comune denominatore, evidentemente, sono i torrenziali testi, declamati in maniera più che tronfia dal cantante Alex Rice e dal chitarrista Rob Knaggs, e che abbondano di sarcasmo e cinismo, sferzanti battute rivolte a Brexit, abitudini borghesi ("he’ll never buy you a drink / but he’ll let you know he can") e governo Conservatore, e parecchia autoironia sul non decidersi mai a diventare adulti (“I only listen to old bands / I pray the CD don’t skip").
Ogni tanto mi ricordano gli Art Brut (Here's The Thing), qualche volta provano a fare i Franz Ferdinand (Going Soft) e in certi momenti non possono fare a meno di omaggiare i Blur (Camel Crew oppure The Races). Insomma, l'onesto mestiere Made In UK degli Sports Team forse non inventerà nulla di straordinariamente nuovo, ma il divertente Deep Down Happy è un tale concentrato di energia che in questa estate 2020 potrebbe anche suonare davvero come il disco giusto al momento giusto.
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