«Nell'oceano girano gli iceberg, davanti al nostro mare se n'è arenato uno. Alto come una montagna e forse sotto ancora più grande. Penso che sia abbastanza evocativo. È quel sentimento che facciamo fatica a capire, pesante e ingombrante, che abbiamo un po' tutti noi che abbiamo perso due amici speciali a cui volevamo tanto bene... Ci vorrà un po' di tempo per sciogliersi.»
(Alessandro Baronciani)
Scopro così che è in arrivo una nuova compilation intitolata Oceano Adriatico. Il progetto ha l'obiettivo di raccontare "vent'anni di musica indipendente a Pesaro", una generazione di band che tante volte ho suonato anche qui a polaroid. Decido quindi che è il caso di saperne di più, e scrivo proprio a Alessandro Baronciani, che quella città l'ha cantata e disegnata, facendola amare anche a chi non c'è mai stato.
La prima domanda, per quanto prevedibile e generica, è obbligatoria: quando e come è nata la decisione di realizzare questa compilation, chi ne sono stati i promotori e come si è messo in moto il gruppo di lavoro?
È nata da Dino del Black Marmalade, o almeno è lui che mi ha chiamato entusiasta chiedendomi di andare a trovarlo in negozio. Cosa che faccio sempre con molto piacere. Ancora oggi entrare in un negozio di dischi, nel 2020, mi fa star bene. Guagno per un periodo ha lavorato con Dino in negozio e quindi c'era tra loro un rapporto molto forte e di amicizia. I promotori, oltre a lui, sono Toto dei Camillas, Bajo del Circolo Mengaroni e batterista dei Container 47, Jack Eden che suonava insieme a Guagno nei Brothers In Law. Io sono arrivato alla riunione dopo, ho messo insieme le idee, trovato il titolo del disco insieme a Bajo e Guido Brualdi, fatto la copertina e chiesto ad amici illustratori di Pesaro di rendere ancora più prezioso il disco con un loro disegno all'interno del disco. Ogni copia avrà una cartolina diversa!
Magari è una domanda scema, oppure c'è un inside joke che non va svelato, non so, ma già che ci sono te lo chiedo lo stesso: da dove
viene l'idea del titolo e quale immagine racchiude?
viene l'idea del titolo e quale immagine racchiude?
Il titolo del disco è un "meme", un hashtag che gira da un po' in città, da questa parte dell'Adriatico. Ad esempio è la password della wifi dei Bagni Elsa dove vado al mare d'estate (ops! scusa Stefano!). Due ragazzi di Pesaro hanno fatto degli adesivi con cui stanno tappezzando i portatili della gente e i pali dei semafori vicini alle strisce pedonali.
Noi lo vediamo così grande che ci sembra un oceano. Il nostro è un mare bipolare: spesso è molto "wave" con questi venti freddi che arrivano dal nord in inverno che ti spaccano le guance, e alle volte è felice e gioioso come le feste in spiaggia e i castelli di sabbia. È un titolo molto in sintonia con i gusti musicali della scena di Pesaro, nonché di Guagno e di Mirko.
Noi lo vediamo così grande che ci sembra un oceano. Il nostro è un mare bipolare: spesso è molto "wave" con questi venti freddi che arrivano dal nord in inverno che ti spaccano le guance, e alle volte è felice e gioioso come le feste in spiaggia e i castelli di sabbia. È un titolo molto in sintonia con i gusti musicali della scena di Pesaro, nonché di Guagno e di Mirko.
Sì, infatti la presentazione della compilation ha una dedica importante: per Guagno dei Brothers In Law e Mirko dei Camillas. Due amici e due musicisti che, per motivi diversi, ci hanno lasciato in questo 2020 già tremendo. Questo disco è un modo per salutarli e celebrare la loro memoria, ma forse - mi permetto di aggiungere - è anche un modo per noi che siamo rimasti qui, senza di loro, per consolarci, per ricordare quello che hanno creato.
Mirko e Guagno penso siano stati due persone fondamentali per tutto quello che è successo in questi anni. Avevano contatti, agganci, un know-how difficile da spiegare e difficile da apprendere. Un concerto si organizza con poco e non c'è mai un vero e proprio ritorno economico. Lo fai perché ti piace. Lo fai per amicizia, lo fai per divertirti. Perché stai facendo qualcosa di importante. Molte band che hanno dato un brano a questo disco hanno voluto aggiungere nelle loro copie un ricordo a Mirko e a Guagno. Saranno anche queste delle sorprese che si troveranno nelle copie delle band e che renderanno ancora più unico il disco.
Immagino sia stato parecchio complicato condensare e stipare nei due lati di un disco un'intera scena cittadina, catturare in un'unica istantanea una generazione di musicisti. Ci puoi raccontare qualcosa di come è nata la tracklist? Non soltanto la necessaria selezione delle band (con inevitabili commenti sugli esclusi ecc.), ma la stessa scelta di una canzone per ogni band. Per esempio, degli Altro cosa hai voluto che ci fosse nel "nastrone" e perché?
Infatti ci sarà anche un cd, con una tracklist differente, con pezzi che non ci sono sul disco e viceversa. La tracklist è stata decisa dai promotori e - tranne per alcuni casi - sono le canzoni preferite da Guagno e da Mirko. Infatti c'è un Lato G e Lato M, che tra l'altro se leggi velocemente viene fuori Lato Gelato M. Sul disco si è voluto dare spazio alle band ancora attive, poi ci sono un po' di casi particolari: tipo Stefano dei Soria ha preferito mettere un pezzo mai uscito degli Sprinzi, Michele Panzieri sarebbe stato il prossimo disco che Mirko aveva deciso di produrre con la sua etichetta "i dischi di Plastica". Gli Altro hanno partecipato con la prima canzone del loro ultimo sette pollici e sono alla fine del disco. Come nei manifesti dei concerti quando il gruppo supporto non era stato ancora confermato che scrivevano + ALTRO.
Conosci dall'interno la scena musicale italiana da ormai venticinque anni: quando è stato il momento in cui hai avuto la percezione che si
cominciasse a parlare di "Pesaro" come di una realtà interessante e nuova. Magari ricordo male, ma a cavallo di Novanta e Duemila, quando
giravano gli Altro e gli Sprinzi, giusto per fare due nomi, non mi pare che ci fosse la stessa attenzione. Cosa è cambiato secondo te?
cominciasse a parlare di "Pesaro" come di una realtà interessante e nuova. Magari ricordo male, ma a cavallo di Novanta e Duemila, quando
giravano gli Altro e gli Sprinzi, giusto per fare due nomi, non mi pare che ci fosse la stessa attenzione. Cosa è cambiato secondo te?
C'è sempre stato un interessamento verso Pesaro. Penso ai Be Forest e i Soviet Soviet che sono state le band che hanno avuto da subito riconoscimenti molto importanti, I Camillas che sono finiti in TV, e per tornare un po' indietro nel tempo i video degli Altro "due al prezzo di uno" a MTV. Dai Boohoos a Jello Biafra con la maglietta di Paul Chain, Pesaro è sempre stata una città piena di musica ed è dagli Anni Ottanta che la città ha sempre una media di due negozi e due locali dove ascoltare musica alternativa. Da ragazzo c'erano i concerti al Centro Sociale Manicomio dove passavano tantissime band italiane. I concerti si organizzavano o meglio si scambiavano: io vengo a suonare nella tua città e poi io ti ospito nella mia. Così abbiamo iniziato anche noi ad organizzarli. Per una città è importante ospitare concerti. È un modo in cui si incontrano persone che vengono da città diverse: "non stare a spedirmi il pacco, ci vediamo al concerto e me lo dai a mano!" Un titolo su tutti di quel periodo? Friends degli Eversor; erano gli anni novanta e la band di Gabicce Mare veniva stampata dalla Blubus, l'etichetta storica di Aosta dei Kina. Ogni generazione ha insegnato qualcosa a quella prima. Scrivere, fare pacchi, scambiare, girare per concerti. Per Altro e Sprinzi sono stati i fratelli Morosini degli Eversor, diventati poi Miles Apart. A Pesaro ci si scambiano competenze e si fanno i concerti. Per questo oggi molte band nel disco Oceano Adriatico hanno veramente attraversato un oceano per fare un concerto. Internet tra i Novanta e il Duemila ha accelerato in maniera esponenziale le cose. Era diventato tutto più facile: mandare messaggi, comunicare, ascoltare musica alternativa. Anzi a differenza degli Anni Novanta, ora la musica alternativa italiana non era più di nicchia. Era una realtà, una necessità. Pensare che una rivista in edicola - ancora a metà anni 2000 - aveva soltanto due pagine al mese dedicate a tutte le uscite discografiche italiane mentre su internet c'erano blog e siti che parlavano solamente di scena indipendente italiana ti fa capire quanto è stato importante il web per le nuove generazioni. I tempi, e anche i costi, si erano liquefatti. Conoscere gente, organizzare un concerto, fare un evento e invitare amici al concerto. Fa ridere pensare che internet circa vent'anni fa veniva principalmente usato per questo: fare amicizia.
L'ultima domanda è speculare alla prima, altrettanto scontata ma doverosa: da questa compilation in avanti, cosa vedi? Quali sono i segnali, le band, i germogli di cose che stanno succedendo a Pesaro e dintorni, e che potrebbero finire in una ipotetica "Oceano Adriatico 2" tra qualche anno?
Mhh... Alda, Lucy Anne, Gastone, Windom Earle (che era un gruppo che Mirko spingeva tantissimo ma che forse non suonano più). Sai quest'anno è stato difficile vedere concerti.
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