No more summer songs

Phantom Handshakes - No More Summer Songs

Se dovessimo provare a suggerire almeno una cosa positiva che, nonostante tutto, la pandemia dell'ultimo anno ha portato al già affannato mondo musicale, forse sarebbe quella di aver fornito l'impulso o il pretesto per inventarsi nuovi progetti con mezzi di fortuna e tra mille ostacoli. Per esempio, quando negli Stati Uniti è scattato il lockdown e di colpo si sono fermati concerti, promozioni e tour, c'è stato chi ha reagito mettendosi a registrare in casa, chi si è affacciato su nuove piattaforme online, e chi ha deciso di far nascere una nuova band a distanza proprio in quel momento. 
L'ultima strada è quella su cui si sono lanciati Federica Tassano e Matt Sklar, a New York, con i loro Phantom Handshakes. Federica, di origini italiane, aveva militato anche nei liguri Monêtre, band post-rock che ereditava componenti di Morose, Lo-fi Sucks!, Llewelyn e Do Nascimiento - altre epoche della scena indie nazionale. Ora a Brooklyn canta negli shoegazer Sooner, che nel cruciale febbraio 2020 condivide un'ultima serata con i Parrot Dream, la band di cui Matt è il bassista. Grazie a un annuncio su Craiglist e ai primi demo strumentali postati da Matt, i due cominciano a collaborare a distanza in una maniera che loro stessi, sorpresi, definiscono "naturale e istintiva". Come hanno commentato scherzando in una recente intervista, "We’re very much a Postal Service type band".
Nascono così le canzoni dell'EP Be Estranged, uscito a la scorsa estate. Visto l'ottimo feedback ora è arrivato anche il vero e proprio debutto sulla lunga distanza No More Summer Songs, entrambi pubblicati dalla infaticabile Z Tapes di Bratislava.
La musica dei Phantom Handshake è fatta di una materia dream pop che sa essere sia languida che spensierata, tanto malinconica quanto lieve. Volendo interpretare il titolo della raccolta come una seria e categorica presa di posizione, potremmo dire che i Phantom Handshake rinunciano all'estate e alle sue frivole hit perché le loro canzoni sembrano appartenere più alle luminose brezze delle mattine di primavera o alle foschie dei crepuscoli autunnali. I riferimenti sonori più immediati vanno da certi vorticosi intrecci chitarristici di Beach Fossils, Wild Nothing o The Drums, alle atmosfere più carezzevoli di Field Mice e Cocteau Twins. Ed è puro piacere lasciarsi cullare dalla trackslit che passa con assoluta naturalezza, per esempio, dal singolo No Better Plan, tutto frenesie e rimpianti ("It looked like everything I wanted was not right") a una ballata dolente come This Shade ("Everything is temporary / We’re just passing through"). E non si può non sorridere per la smithsiana e saltellante For The Hills (un addio finalmente conquistato) che quasi si scioglie dentro la struggente Cricket Songs, carica di ricordi d'infanzia e nostalgia per un tempo più disteso.
Matt Sklar lo ammette esplicitamente: "my main influence in anything I write is The Radio Dept’s Pulling Our Weight. It’s the ideal perfect song, in my opinion". Un'opinione che non mi sento affatto di contraddire, ma quello che conta di più, è come i Phantom Handshake sono poi riusciti a tradurre e a  trasferire quell'ideale nella loro musica: in maniera assolutamente incantevole, riuscendo a riempire il loro album di melodie dolcissime.







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