Under the bridge

UNDER THE BRIDGE – a compilation album - SKEPWAX

"That's water under the bridge now": è storia vecchia. Come diremmo noi, "è acqua passata". In inglese, lo stesso modo di dire dell'italiano: una piccola metafora acquatica per parlare del tempo andato. Mi domando se questa nuova compilation si intitoli Under The Bridge proprio per alludere, con una certa ironia, al fatto che riunisce 14 band dalla lunga e, in alcuni casi, variegata carriera. Oppure, il titolo sia un'allusione al "Bristol's most famous landmark, the Clifton Suspension Bridge", il ponte che campeggiava sulla copertina della compilation There And Back Again Lane, con cui la Sarah Records si congedava dai suoi fan e chiudeva il suo catalogo, nel lontano 1995. 
Sia come sia, Under The Bridge, oggi, è una compilation che guarda al presente e al futuro, nonostante i nomi dei veterani in scaletta abbiano fatto parte di una scena ormai mitica e spesso mitizzata. Se c'è stata una label che si può definire "seminale", quella è stata proprio la Sarah Records. Siamo abituati a cofanetti, antologie, saggi e documentari che ripercorrono la genesi e il contesto di quella storia dell'indiepop. Quello che invece spesso trascuriamo è che molti di quei musicisti sono ancora in attività, e parecchio produttivi. Vedi per esempio, quelli che erano gli Heavenly, oggi confluiti in The Catenary Wires e Tufthunter (per non parlare degli agguerriti Swansea Sound e della SKEPWAX, la stessa etichetta che pubblica questa compilation). Oppure i fenomenali Aberdeen, da cui discendono Jetstream Pony e The Luxembourg Signal, o The Sweetest Ache trasformati in Soundwire. E ci sono anche band che non hanno mai cambiato nome (magari pelle) e portano avanti una discografia ormai pluri-decennale: The Orchids, The Wake, Boyracer, Even As We Speak, Secret Shine...
Under The Bridge raccoglie 14 canzoni nuove e inedite di una fantastica generazione di band forse meno nostalgiche e attaccate al passato (e a Discogs) del loro pubblico. Come riassume in maniera efficace la press release di presentazione del lavoro, "this coterie of ex-labelmates is making music that is as pure and as idealistic as ever". Ed è per questo che oggi possiamo immaginare questo disco come "un ponte" tra la storia leggendaria della Sarah Records, giustamente venerata, e il presente dell'indiepop, più energico e operoso che mai.

PS: sul sito dedicato alla compilation, vengono via via pubblicate alcune interviste alle band curate da Jane Duffus, giurnalista inglese che sta per pubblicare un nuovo volume dal titolo "These Things Happen: The Sarah Records Story".




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