Da qualche settimana è uscito Un'altra estate, il nuovo EP dei Deine Mutti, band indiepop che si divide tra Helsinki e Bergamo. Mi piace molto il loro stile, sempre in bilico tra un bedroom pop a bassa fedeltà e omaggi ironici al cantautorato italiano. Ancora di più, mi piacciono le storie che raccontano, un po' malinconiche ma al tempo stesso evasive, attraversate da un minimalismo quasi surreale.
Per sapere qualcosa di più di questo loro secondo lavoro, ecco qui un pratico track-by-track a due voci scritto dalla stessa band.
Il testo è ispirato a un fatto di cronaca dell'estate scorsa, un litigio in yatch tra la coppia di influencer più famosa d'Italia.
Il testo parla di cambiamento climatico. Nel finale c’è la citazione di un assolo famosissimo di ruock alternativo. Insieme a Mario canta Chrizzi, una nostra amica scrittrice e artista berlinese che abbiamo contattato perché volevamo l’accento tedesco.
Il testo parla di cambiamento climatico. Nel finale c’è la citazione di un assolo famosissimo di ruock alternativo. Insieme a Mario canta Chrizzi, una nostra amica scrittrice e artista berlinese che abbiamo contattato perché volevamo l’accento tedesco.
Giacomo voleva i cori alla Jam di “In the City” nel ritornello e lo Jodel alla MorrisSey nelle strofe... Ci ho provato.
Morrissey è un grande problema per noi post-quarantenni, un po’ come Céline per i giovani del dopoguerra: che fare?
Ne abbiamo fatto anche un video psichedelico, Jack London ne andrebbe fiero.
Quando Mario me l’ha mandata era già perfetta non sapevo cosa suonare. Però la stavo ascoltando in cucina, dove lavoro ogni giorno e la canzone si mischiava splendidamente col rumore del mio frigo. E il rumore del frigo è proprio quello che serviva a completare questo "kitchen sink drama" e allora ho preso il Casiotone e il Korg e ci ho messo un frigo sintetico.
La voce è un po' impastata, l'ho cantata appena sveglio un lunedì mattina, che è il mio giorno libero da scuola.
L’ho scritta più di venticinque anni fa. Si sente tutta la spocchia di uno che è il primo della sua famiglia che va all’università, che "abita da solo", che ha una TDK da novanta con Beck da una parte e gli Stereolab dall’altra e che ha sentito parlare di un filosofo francese col dolcevita. Mario la canta come Amanda Lear.
Il nostro piccolo gruppo c'è sempre stato e sempre ci sarà.
Amen. Anche qui la canzone di Mario era finita, ho solo deciso di distruggerla con un assolo che nelle mie intenzioni doveva essere tipo: “Ué J Mascis spostati che ti spiego come si suona il ruock arternativo.
Il finale è come quando ti accorgi che stai per cadere da una scala in una casa isolata in Norvegia.
Le calze di lana fatte a mano sono hygge ma bisogna davvero starci attenti sulle scale.
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