Indiepop Jukebox - Febbraio 2022


Lewsberg - Six Hills
Cominciamo la giornata con una bella notizia. Il terzo album dei Lewsberg, intitolato In Your Hands, è uscito appena lo scorso ottobre, e già la band olandese ci sorprende e torna a farsi sentire con un nuovo singolo, Six Hills, pubblicato niente meno che dalla label di culto londinese Speedy Wunderground, fondata da Dan Carey (produttore già al lavoro con nomi come Franz Ferdinand, Fontaines D.C., Black Midi, Squid...). Il modus operandi della Speedy Wunderground è parecchio interessante: tra le altre cose, specifica che "Recording of all records will be done in one day and finish before midnight. [...] Overdubs will be kept to a minimum", in modo da dare a ogni 45 giri l'energia di un live. Questa nuova Six Hills dei Lewsberg non fa eccezione. Se ogni lavoro del quartetto di Rotterdam suscita da sempre paragoni con i Velvet Underground (soprattutto grazie alla voce e allo stile di Arie Van Vliet), In Your Hands suona come se Lou Reed passasse un pomeriggio in studio con i Parquet Courts: propulsione kraut, melodia ossessiva e glaciale, voci quasi dissociate, sferzate elettriche tutto intorno. Il risultato finale non è lontano da certe cose dei Dry Cleaning. Il 45 giri è a tiratura limitata, non fatevelo sfuggire.



STAR PARTY - MEADOW FLOWER
Durante il lockdown del 2020, Carrie Brennan e Ian Corrigan (già nei Gen Pop e nei Vexx), avevano formato gli Star Party. un "living room project" per suonare "saturated, misty coastal rock" assieme. La loro cassetta di debutto, Demo 2020, raccoglieva quattro canzoni parecchio rumorose e divertenti, tra cui spiccavano due cover di Shop Assistants e Cher, che come dichiarazione di poetica mi sembra abbastanza notevole. Ora il duo di Seattle approda alla Feel It Records (label che, tra l'altro, pubblica anche i nostri Qlowski per gli Stati Uniti) e annuncia il proprio album d'esordio, Meadow Flower, registrato assieme a Caufield Schnug degli Sweeping Promises. Noise pop fragoroso e impaziente, come questa Push You Aside, che tiene assieme i feedback lancinanti dei Black Tambourine e melodie zuccherose da Sixties girl group. 



Armstrong - Happy Graffiti
Il musicista gallese Julian Pitt porta avanti il progetto Armstrong da quasi quindici anni (il suo primo album, Songs About The Weather, risale al 2008) e contando anche le antologie e le raccolte di demo può oramai vantare una discografia copiosa e consistente. Il suo songwriting si può definire classico ed è stato spesso paragonato allo stile di nomi classici come Atzec Camera, Prefab Sprout e Lloyd Cole. Ora questo suono nuovo e terzo lavoro sulla lunga distanza, Happy Graffiti (pubblicato da The Beautiful Music per il Canada e da Country Mile Records per gli UK), e mi sembra che si possano tranquillamente aggiungere alla lista di influenze anche i Teenage Fanclub oppure i Belle And Sebastian. Le malinconiche melodie senza tempo di Armostrong sono immerse in arrangiamenti che non hanno timore di espandersi verso un pop barocco e prodigo, dagli accenti Sixties, pastorali e un po' Zombies. 



Vulva De Leyva - Prom
Sono rimasto un po' indietro con gli aggiornamenti da Circa Diana Produzioni ed è stato un errore, perché il collettivo romagnolo è, come sempre, un vulcano di creatività. Negli ultimi tempi, il progetto Lennard Rubra si è evoluto definitivamente a band, trasformandosi in Vulva De Leyva, aggiungendo al basso Vittorio Batarra (Tristram, Sonic 3, Freedom Club) e Filippo Righetti alla batteria (già nei Silki): in pratica, la formazione live con cui l'estate scorsa si era finalmente visto dal vivo Lennard Rubra. Vulva De Leyva, in questo primo EP intitolato Prom, riprende e porta ancora più avanti quella ipnotica sintesi di chitarre spigolose e melodie oblique, con la ferma intenzione di raggiungere quell'impossibile punto di contatto tra Captain Beefheart e Gino Paoli, sperimentazioni post-punk e canzone italiana (qui e là affiora ancora il fantasma di un Lucio Dalla straniato e psichedelico). Mi piace anche che in questa bella intervista Lennard citino la band canadese degli Women e i progetti successivi Cindy Lee e Preoccupations tra le proprie influenze, mostrando a quale linguaggio mira la band di Riccione. Certe ballate romantiche di Vulva De Leyva ti trasportano in un'atmosfera di sogno, ma sogno inteso nel suo significato più ampio, con l'inevitabile presenza di ombre ed enigmi, un perturbante che accarezza e lascia storditi. 



Louise Weseth - Woodlands
Woodlands è il primo EP di Louise Weseth, giovanissima cantautrice norvegese residente a Roma, ed esce per la nostra A Modest Proposal Records. Le cinque canzoni ci trasportano subito in un'atmosfera incantata, che si muove tra impalpabile dream pop e folk acustico delicato e scintillante, che sa arricchirsi anche di tocchi elettronici molto misurati. I principali meriti di Woodlands stanno ovviamente nella voce della Weseth, davvero notevole e matura, capace di dare luce a tutte le composizioni, anche quelle all'apparenza più esili. Un esordio che sembra già molto più che promettente. 


 
SQUIGGLES
Squiggles
è il nome del nuovo progetto musicale di Niall McCamley, il batterista dei nostri indimenticati The Spook School, e sono contentissimo che in qualche modo l'eredità di quell'entusiasmante band si tramandi in qualche modo. Sta per uscire un EP intitolato Look What We Have Done per la Alcopop! Records e ad anticiparlo è arrivata questa This Is A Wake Up Call. Una canzone che (con un'evidente citazione dei Pixies) racconta come ci sentiamo stanchi e smarriti dopo questi due ultimi faticosi anni: "I haven't slept in so long (so long) / But if I did would it work or just hurt?". A proposito della scrittura di questo EP, Niall ha raccontato: “One Squiggle is a lone, random line. But a collection of Squiggles can be anything—a painting, a poem, a blueprint, In making these songs I’ve got to live that. Working with Adam from Randolph’s Leap, Chris, Sophie and Cam from Life Model, AC from The Spook School, and Grant from our riotous amateur football team, made these songs go from two dimensional ideas stuck in my brain to something altogether more real.”



deine Mutti - UN'ALTRA ESTATE
Con una tipica mossa da Deine Mutti, la nostra "WeTransfer band split between Helsinki and Bergamo" preferita aveva fatto uscire il debutto intitolato Tristesse Royale all'inizio dell'estate, mentre ora, quasi alla fine dell'inverno, pubblica Un'altra estate. Cinque nuove canzoni (più un remix) ispirate alla stagione più calda, a volte anche mortalmente calda, come nella traccia di apertura 48.8 (la temperatura più alta mai registrata in Europa, toccata nel luglio 2021 a Siracusa) che canta "un giorno tutto questo sarà deserto" ma prova a sperare che alla fine l'amore ci salverà (forse). Bedroom pop come sempre a bassa fedeltà che riesce benissimo a raccontare la noia dell'estate, come in Michel Foucault o nella Canzone dell'Apocalisse, o i ripensamenti e i rimpianti di una vita tutti racchiusi in una simbolica maglietta sbagliata (Maglia di Moz). Perché nessuna etichetta italiana abbia ancora messo sotto contratto questi due ragazzi resta un mistero. Nel frattempo, facciamo scorta di canzoni per il sole e  le vacanze grazie ai Diene Mutti. 



La Happiest Place Records definisce gli Skiftande Enheter "Gothenburg's essential all-star pop group" e infatti vedono riuniti il musicista JJ Ulius (attivo come solista e anche nei Monokultur), Elin Engström (Loopsel, ma prima anche nelle Liechtenstein - ma ti ricordi quanto erano meravigliose le Liechtenstein?!!), Hugo Randulv (in mille progetti, tra cui Makthaverskan e Typical Girls, nonché ex Westkust) a cui si aggiunge Love Hultén alle tastiere (ovvero l'artista dietro queste creazioni retromaniache). Forse non è un caso che il nome che si sono scelti significhi "unità in movimento". Dopo gli esordi sulla Levande Begravd Records, decisamente punk e ruvidi, sembrano essersi innamorati di certe atmosfere Flying Nun e di certe chitarre alla Felt. Dopo l'ottimo Snubblar Genom Drömmar ‎del 2020, uscito sulla adorabile Appetite Records, ora tornano con quattro canzoni su un 45 giri intitolato Öppna Landskap EP. Chitarre scontrose e melodie malinconiche, equilibrio perfetto tra rumore e indiepop, Lyckan i Din Hand è già un inno anche se non ne capisco una parola. Questa musica si lascia intendere benissimo.


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