"We all sing sometimes"

Galore - "Blush" (2022 - Paisley Shirt Records / Safe Suburban Home Records)

«L'arte oggi è vista soltanto come qualcosa di "extra": un privilegio o un beneficio che puoi permetterti se hai tempo o denaro "extra". Mi sembra che questo malinteso su cosa sia l'arte parli, in ultima analisi, del nostro benessere personale e non del valore dell'arte come cultura. Perché se apprezzassimo l'arte come cultura, faremmo cose del genere per tutta la vita. Ma a causa delle carriere, dei soldi e di tutto ciò che è ritenuto "più importante", ci fermiamo. Lavoriamo fino allo sfinimento e poi arriva la pensione, proprio all'ultimo minuto. È così ridicolo che la vita sia impostata in questo modo. Andiamo in pensione ora!».

Stavo cercando un po' di informazioni sulle Galore, andando a leggere le recensioni dei blog più aggiornati di me, e ho trovato questa intervista di un paio di anni fa alla bassista Ava Rosen. Parla del collettivo artistico di cui fa parte, della piccola comunità che si è formata a San Francisco, nella zona di Bayview: mi sembra che spieghi bene anche l'approccio alla musica della band, e che sia un ottimo esempio dell'etica espressa un po' da tutta la piccola ma fiorente giovane scena DIY della Bay Area.
In un'altra conversazione, la Rosen traccia un parallelo tra la propria passione per il surf e la nascita delle Galore: "I met a few women who invited me to meet up and play and experiment and just be bad, just for fun, and let loose. It was really a catharsis at first, a fun way to hang out together and make a ton of noise". Il frutto di quelle prime sperimentazioni era stato l'album d'esordio del 2020, pubblicato dalla Rocks In Your Head, label curata niente meno che da Sonny Smith. 
Nel frattempo, il quartetto di San Francisco sembra avere affinato le proprie intenzioni e al tempo stesso ampliato i propri orizzonti, e nel nuovo EP intitolato Blush, uscito per la Paisley Shirt Records, mostra di saper maneggiare una scrittura più languida e malinconica, con jangling guitars più morbide e atmosfere che sfiorano toni quasi psichedelici con una grazia tranquilla. 
La band, oltre che dalla Rosen, è composta da Britta Leijonflycht e Griffin Jones alle chitarre, e da Hannah Smith alla batteria. I tanti concerti di questi due anni devono avere dato i loro frutti, e in questa nuova raccolta le Galore appaiono in qualche modo più rilassate. Se il suono, carico di riverberi e anfratti polverosi, continua a evocare riferimenti a "groups like Look Blue Go Purple and The Velvet Underground" (ma aggiungiamo anche le Aislers Set e l'inevitabile influenza Flying Nun), è proprio il lavoro nella sua interezza ad affascinarmi e catturarmi, e soprattutto a farmi pensare che, pur nella loro brevità, queste cinque canzoni possono essere la prima, ricca e colorata anticipazione di un prossimo notevole album, una promessa mantenuta, un'arte più importante di ogni tentativo che la vita di tutti i giorni compie per abbatterci e dividerci. 





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