None of us are searching for happiness

Nelle settimane in cui ero un po' lontano dal blog ci sono state varie notizie interessanti intorno alla nostra cara Skep Wax, la label curata niente meno che da Amelia Fletcher e da Rob Pursey (Talulah Gosh, Heavenly, The Catenary Wires, Swansea Sound...), e quindi mi sembra ora necessario recuperare un po' di aggiornamenti.

SPECIAL FRIEND - SKEP WAX
Cominciamo con una attualissima canzone "about humans destroying the planet": Bête è il nuovo singolo degli Special Friend, duo con base a Parigi composto dalla statunitense Erica Ashleson alla batteria e da French Guillaume  alla chitarra. Tra le loro influenze dichiarate elencano Yo La Tengo, Galaxie 500 e Delgados (che meraviglia, gli scozzesi sono stati fondamentali ma non li cita mai nessuno!), e se ascolti bene certe loro chitarre lo-fi e certe melodie indolenti e malinconiche potrebbero venirti in mente anche i Vaselines o Pastels più minimali. Bête è il primo singolo che anticipa il nuovo album degli Special Friend, intitolato Wait Until The Flames Come Rushing In e in arrivo il prossimo 30 giugno (in collaborazione con le etichette francesi Howlin Banana Records e Hidden Bay Records). Il senso della canzone è un po' tutto racchiuso nei versi "Bête fastidieuse / court le danger / sous ses yeux", in cui non sembra esserci molto spazio per l'ottimismo nei confronti dell'umanità. Difficile dare loro torto.



PANIC POCKET - SKEP WAX
«Once a month, everyone has a mad half hour / When I came out of the womb, I had to scream "Girl Power!»: questo ritornello si potrebbe quasi definire il manifesto delle Panic Pocket, anche in questo caso un duo, composto da Sophie Peacock (synth e voce) e Natalie Healey (chitarra e voce). Tra jangling pop un po' Sessanta e un'agguerrita attitudine femminista, la Mad Half Hour di cui parlano le Panic Pocket è quel momento in cui ti accorgi che quello in cui credevi è stato svuotato di ogni significato. Come spiega la band londinese, la canzone vuole essere «un ironico tributo a un'icona degli Anni 90 che ha trasformato il "Girl Power" in un semplice slogan. Di sicuro, quello non è stato il momento di femminismo rivoluzionario che l'industria musicale ha cercato di farci credere». Le Panic Pocket sono determinate a ritrovare quella sincera passione, pur con la consapevolezza che le cose oggi sono più complicate, e in questo "gioioso inno sul potere della nostalgia" mostrano che "a volte il tuo io più autentico si trova nella scatola dei travestimenti".
Mad Half Hour è il singolo che anticipa il nuovo album delle Panic Pocket che porterà lo stesso titolo e  che arriverà il prossimo 16 maggio. 



MARLODY - SKEP WAX
All'inizio di quest'anno, durante settimane particolarmente cupe, un disco che ho ascoltato a lungo (o dentro cui mi sono rifugiato a lungo, per meglio dire) è stato I'm Not Sure At All, il debutto di Marlody. Un disco di canzoni trasparenti, spesso costruite soltanto con un pianoforte e una voce eterea, altre volte immerse in una atmosfera sintetica impalpabile, canzoni che a tratti mi ricordano la cara Frida Hyvönen e che al pari della cantautrice svedese sanno raccontare drammi, sentimenti e tensioni con pochissimi e accurati elementi. Un'aria di sogno e di intima connessione al tempo stesso pervade la musica di Marlody, che non a caso ha richiamato paragoni con Tori Amos, Kate Bush oppure, per citare altri due nomi più vicini, con Weyes Blood e Cate Le Bon. Ma ciò di cui parlano le storie di questo album è invece quanto di più reale e concreto, tra schiette dichiarazioni  d'amore e di insicurezza, bisogno di lasciarsi alle spalle la solitudine, la quotidiana fatica della disillusione e della ostinata ricerca di una speranza. Una delle strofe che mi aveva colpito di più era dentro Friends In Low Places: "None of us are searching for happiness / We won’t chase a ghost that doesn’t exist / But we try to reach out to each other / Just to keep from the jaws of the beast". 
Ora è uscito un nuovo video di una delle canzoni di questo album, Runaway, "a melancholy pop song about being on the brink of oblivion: contemplating the beauty of nothingness but stepping back just in time". 




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