Qualche specie d’amore

Colombre - Realismo magico in Adriatico (foto di Alessandro Ruggieri)

Qualche specie d’amore
si mantiene intatto
soltanto sotto la cenere

In mezzo a tutta questa pianura, sotto un cielo di nessun colore, così tanta pianura intorno che ogni passo rimanda l’orizzonte sempre più lontano, così tanta pianura che a volte mi manca l’aria, pensare che laggiù in fondo si possa arrivare al mare finisce per sembrare un’opinione, o forse una remota promessa che prima o poi risolverà ogni dubbio e guarirà ogni incertezza. Tutto questa pianura oggi mi fa pensare che forse non capirò mai davvero la musica e la poesia di Colombre e che, anche per questo motivo, continuerà ogni volta ad affascinarmi e a chiamarmi. 
Il nuovo disco di Colombre si intitola Realismo magico in Adriatico e sembra voler sottrarre, spostare ancora più avanti quello che tutti guardiamo, fermi lì, in piedi in riva al mare. “Non è vero che un posto vale come un altro / Chiudo gli occhi e per magia / Non sono qui, è un’acrobazia” mette subito in chiaro Midollo, la canzone che apre l’album. Le cose sfuggono, e così le persone che amiamo e che pure ci amano: “Ti rivoglio indietro quando te ne vai”, spiega Io e te certamente, il singolo cantato insieme a Maria Antonietta. Ma, d’altra parte, i sentimenti si confondono come il tempo (“L’inverno non arriverà / È una questione di assenza la mia fedeltà”). 
Eppure, spiega Colombre nel comunicato che accompagna la release per Bomba Dischi, “l’Adriatico è un luogo geografico reale, di provenienza e di appartenenza, quasi il simbolo della realtà più di provincia e defilata”. Ma quello che raccontano queste canzoni sfugge tra le dita come sabbia. Le immagini si presentano dapprima semplici: il conforto dei ricordi o la stupidità di un litigio, la seduzione di una notte o una giornata da buttare, un affetto che resiste nonostante tutto. La maniera, però, in cui ogni filo della trama si intreccia a poco a poco si perde “nel chiaroscuro delle cose”. Il senso della realtà si allenta e finisce per sciogliersi, lasciando unicamente la voglia di raccontare di Colombre a tenere assieme il nostro cuore: “Se vinco o se perdo non vedi che è uguale / Forse conta soltanto giocare, è così naturale”.
Il suono di questo realismo magico è quello che Colombre ha ormai maturato e messo a punto da tempo, quella contaminazione tutta sua tra Lucio Battisti e Mac DeMarco, con echi misurati di Lucio Dalla o magari proprio di Alan Sorrenti, assieme a cui Colombre ha suonato lo scorso anno. Chitarre languide e arrangiamenti scintillanti, nulla sembra fuori posto dentro questo album. Da segnalare in scaletta una canzone già pronta per rimbalzare lungo tutta l’estate 2023, Più di prima, che vede la partecipazione agile di Franco 126; Allucinazioni, dedicata all’indimenticato Mirko Bertuccioli dei Camillas e, soprattutto, un capolavoro di grazia e divertimento come la trascinante Maledizione, che mi riporta ai tempi scatenati dei suoi cari vecchi Chewingum. Dopo tutti questi anni, è sempre una meraviglia solcare questo Adriatico magico insieme a Colombre.


Commenti