“Your time is running / Mine’s on some long walk”: devo ammettere che questa strofa mi ha strappato una risata. Si trova dentro Scenic Route, traccia contenuta in All in Good Time, terzo album dei Blues Lawyer. Con una battuta secca riassume tutte le tensioni raccontate sia nella canzone che nel resto del disco: i ricatti del lavoro precario, relazioni altrettanto instabili e problematiche, quelle giornate che sono soltanto sequenze di rimpianti e quei rari momenti di illuminazione in cui non ne puoi più e riesci a tirarti fuori dai giochi, dici basta e ricominci da te stesso, o almeno ci provi.
I Blues Lawyer erano nati oltre dieci anni fa da Elyse Schrock (già nei The World, Fleece e Pang) e Rob Miller (nei Christian Singles e soprattutto fondatore della Vacant Stare Records). Si erano conosciuti lavorando nello stesso negozio di dischi di Oakland, amavano le stesse band, tipo Clean e The Bats e tutto il resto del suono Flying Nun, e così hanno cominciato a suonare assieme. Dopo qualche anno questo side project è diventato la loro band principale. Nel frattempo, si sono aggiunte Ellen Matthews alla chitarra e Alejandra Alcala al basso e sono arrivati anche i primi due dischi, uno su Emotional Response e uno su Mt. St. Mtn. Questo nuovo All in Good Time esce curiosamente per la Dark Entries, più spesso associata a un’estetica dark e synth pop, e di discosta maggiormente dalle radici jangling delle prime uscite per spingere verso un’interessante combinazione di power pop e indiepop energetico. Così troviamo momenti figli di Lemonheads o Replacements accanto a melodie dolci e scatenate che rimandano a Heavenly o Dressy Bessy, merito anche dell’azzeccato gioco tra le due voci della Schrock e di Miller.
Ma il gioco non è fine a sé stesso, e aggiunge un ulteriore elemento al racconto di contrapposizioni e conflitti dentro l’album. Come spiega Rob Miller, “sono sempre stato molto attratto dal modo in cui misuriamo il tempo, soprattutto in relazione alle nostre idee di ciò che si suppone dovremmo avere raggiunto. Ci sono svariati momenti nel disco in cui interroghiamo l'intero sistema di valori che ne consegue: per esempio, come viene determinato il mio valore personale in base a dove mi trovo nella mia vita in relazione alla mia età, alla mia vita sentimentale o alla mia carriera". Sotto questa luce, il titolo dell’intero lavoro assume un carattere che può essere positivo, di buon auspicio per il futuro, oppure, rivolgendosi indietro, di amara malinconia e rimpianto, recuperando anche qui, una volta di più, un forma doppia e antitetica.
Ma il gioco non è fine a sé stesso, e aggiunge un ulteriore elemento al racconto di contrapposizioni e conflitti dentro l’album. Come spiega Rob Miller, “sono sempre stato molto attratto dal modo in cui misuriamo il tempo, soprattutto in relazione alle nostre idee di ciò che si suppone dovremmo avere raggiunto. Ci sono svariati momenti nel disco in cui interroghiamo l'intero sistema di valori che ne consegue: per esempio, come viene determinato il mio valore personale in base a dove mi trovo nella mia vita in relazione alla mia età, alla mia vita sentimentale o alla mia carriera". Sotto questa luce, il titolo dell’intero lavoro assume un carattere che può essere positivo, di buon auspicio per il futuro, oppure, rivolgendosi indietro, di amara malinconia e rimpianto, recuperando anche qui, una volta di più, un forma doppia e antitetica.
Il risultato, o forse l’obiettivo principale di tutta questa tensione, ci mostrano i Blues Lawyer, è proprio quello di bloccarci e paralizzarci dietro un muro di domande e insicurezze: come canta il ritornello di Tangled Mess che chiude l’album, “Why must it be this way? / Is it really best? / I worry what to say / When everything’s a test”.
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